Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Epiro

La Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Epiro, con il presente vuole rendere edotti tutti coloro che volessero presentare domanda di ammissione nell'Ordine Equestre dell'Aquila di Epiro di contattare gentilmente il seguente indirizzo di posta elettronica: ordineaquiladiepiro@libero.it
Sperando di avere fatto opera gradita, la Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Epiro, coglie l'occasione per porgere cordiali e cavallereschi saluti.

mercoledì 29 settembre 2010

29 Settembre, Santi Michele, Gabriele e Raffaele Arcangeli


Il Martirologio commemora insieme i santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. La Bibbia li ricorda con specifiche missioni: Michele avversario di Satana, Gabriele annunciatore e Raffaele soccorritore.
Prima della riforma del 1969 si ricordava in questo giorno solamente san Michele arcangelo in memoria della consacrazione del celebre santuario sul monte Gargano a lui dedicato.

Martirologio Romano: Festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli. Nel giorno della dedicazione della basilica intitolata a San Michele anticamente edificata a Roma al sesto miglio della via Salaria, si celebrano insieme i tre arcangeli, di cui la Sacra Scrittura rivela le particolari missioni: giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente.

Il 29 di settembre la Chiesa commemora la festa liturgica dei santi Arcangeli:

San MICHELE
San GABRIELE
San RAFFAELE

Michele (Chi è come Dio?) è l’arcangelo che insorge contro Satana e i suoi satelliti (Gd 9; Ap 12, 7; cfr Zc 13, 1-2), difensore degli amici di Dio (Dn 10, 13.21), pretettore del suo popolo (Dn 12, 1).
Gabriele (Forza di Dio) è uno degli spiriti che stanno davanti a Dio (Lc 1, 19), rivela a Daniele i segreti del piano di Dio (Dn 8, 16; 9, 21-22), annunzia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista (Lc 1, 11-20) e a Maria quella di Gesù (Lc 1, 26-38).
Raffaele (Dio ha guarito), anch’egli fra i sette angeli che stanno davanti al trono di Dio (Tb 12, 15; cfr Ap 8, 2), accompagna e custodisce Tobia nelle peripezie del suo viaggio e gli guarisce il padre cieco.
La Chiesa pellegrina sulla terra, specialmente nella liturgia eucaristica, è associata alle schiere degli angeli che nella Gerusalemme celeste cantano la gloria di Dio (cfr Ap 5, 11-14; Conc. Vat. II, Costituzione sulla sacra liturgia, «Sacrosanctum Concilium», 8).
Il 29 settembre il martirologio geronimiano (sec. VI) ricorda la dedicazione della basilica di san Michele (sec. V) sulla via Salaria a Roma.


martedì 28 settembre 2010

Martedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario - Vangelo del giorno

Vangelo
Lc 9,51-56
Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.
+ Dal Vangelo secondo Luca

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Parola del Signore

Messaggio del Metropolita Nicolas



Il Metropolita della Chiesa Ortodossa d'Epiro, Mons. Nicolas ci invia un messaggio sulla nostra missione in Guinea Ecuatoriale.

S.B Mgr Nicolas Métropolite Primat
Eglise Orthodoxe d' Epire

Chers frères et amis
 Ci joint photos de nos missions africaines qui se développent rapidement, nous avons incardinés Mgr Fernando nouvel évêque pour la Guinée Equatoriale placé sous l'autorité de Mgr Mathieu archevêque du Cameroun.
Ces missions se développent malgré le peu de moyens et la précarité dans ces pays défavorisés, la preuve que grâce à l'aide de Dieu et la volonté tout est possible.....
Mgr Fernando est le 18e évêque de notre Saint Synode, nous avons décidés de ne plus accepter d'évêques seuls sans communautés ni réelle vie pastorale, à quoi bon des "pasteurs" sans troupeau ni réelle vie religieuse?
La preuve que nos communautés sont vivantes est dans ces photos où l'Esprit souffle malgré les difficultés........ Nous esperons que ces photos vous donneront envie encore plus de travailler à la vigne du Seigneur, ferons taire les "évêques virtuels qui se contentent de porter de beaux habits et ne font rien, les jaloux ou les donneurs de leçons qui sont convaincus de détenir seuls la vérité......
Nous sommes ensemble dans une Eglise vivante, en plein développement où la joie du Christ réssuscité nous conduit........
Bon courage à tous chers frères
Que Dieu vous bénisse...
d'autres photos sur notre site internet



Dear brothers
 We have the pleasure to tell you that we incardinate a new bishop in Guinée Equatoriale in Africa, Mgr Fernando is now our 18th brothers in our Holy Synod with a good mission...see pictures
You can see that help of God and faith without money we can build the house of God , there are "internet" bishop who talk all the time  and others who work fot God;
It is an exemple for all of us.
with my prayers


Queridos hermanos
 estamos feliz de decir a usted que tenemos un hermaon obispo mas en Africa con una buena mision  Monsenor Fernando en Guinée Equatoriale, el va trabajar con el arcivescovo de Cameroon.
Puedes ver que sin dineros solo con la Fe y el amor de nuestro Senor Jesus Cristo podemos construir buenas misiones, hay los obispos de internt que hablan hablan , hacen criticas y piensan detener la verdad unica y los otros que trabajan en silencio..........
Que Dios le bendiga

domenica 26 settembre 2010

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Vangelo del giorno

Vangelo

Lc 16,19-31
Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola del Signore

Comunicato

Pubblichiamo il seguente comunicato del PdAM Partito della Altenativa Monarchica.
Il 25 settembre 2010 Vittorio Emanuele IV e Marina di Savoia sono stati in visita a Bergamo. Nel primo pomeriggio Vittorio Emanuele IV e Marina di Savoia hanno fatto una visita alle Autorità Comunali, seguita da un incontro coi frati Cappuccini, organizzato dall'AIRH; Hanno poi reso omaggio ai monumenti di Vittorio Emanuele II, di Cavour e di Garibaldi e alla Torre dei Caduti. Alle ore 18.00 si è tenuta, nella Basilica di Sant'Alessandro in Colonna, una cerimonia religiosa con benedizione e consegna di una Bandiera a Fabio Franzoni, nella veste di Vicario degli Ordini Dinastici per Bergamo; La Basilica era gremita da circa 600 persone. È seguito in serata un cocktail organizzato dal “Gruppo Savoia”. Nel corso della giornata erano presenti delegazioni di tutte le principali Organizzazioni monarchiche.

giovedì 23 settembre 2010

Giovedi della XXV settimana del Tempo Ordinario - Vangelo del giorno

Vangelo
Lc 9,7-9
Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

Parola del Signore

mercoledì 22 settembre 2010

Vangelo del giorno

Vangelo

Lc 9,1-6
Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Parola del Signore

sabato 18 settembre 2010

Bergamo 25 Settembre 2010

Sabato 25 settembre 2010, S.A.R. e S. Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, Gran Principe di Epiro, alla presenza delle LL.MM.RR. Vittorio Emanuele IV e Marina di Savoia, è stato invitato a partecipare alle ore 18.00 , nella Basilica di S.Alessandro in Colonna in Bergamo, ad una cerimonia religiosa nella quale vi sarà la benedizione e la consegna di una Bandiera del Regno d'Italia a Fabio Franzoni nella veste di Vicario degli Ordini Dinastici per Bergamo.

venerdì 17 settembre 2010

Santa Sofia, Patrona dell'Ordine Equestre dell'Aquila di Epiro



S. Sofia è venerata insieme alle figlie Pistis, Elpis, Agape, nomi greci che tradotti sono Sapienza, Fede, Speranza, Carità. Tutte e quattro martiri sotto Traiano; la più antica notizia sulla loro esistenza e venerazione risale alla fine del sec. VI, come autore il presbitero Giovanni, il quale raccolse gli olii sui sepolcri dei martiri romani al tempo di s. Gregorio Magno (590-604); egli dice, in contraddizione, che esse erano venerate sulla via Aurelia con nomi greci e sulla via Appia con nomi latini.
E questo alternarsi di conoscenza e citazioni và avanti nei secoli successivi, una volta coi nomi greci e una volta coi nomi latini. Al tempo di papa Paolo I (760), i corpi delle sante martiri, sepolte sulla via Aurelia furono trasferiti nella chiesa di s. Silvestro in Campo Marzio.
I loro nomi furono inseriti al 1° agosto nel Martirologio di Usuardo, mentre nel 1500 il Baronio li inserisce nel Martirologio Romano ma dividendole: le tre figlie al 1° agosto e la madre al 30 settembre. Qualche studioso mette in dubbio l’esistenza reale delle quattro sante, volendo inserirle invece come figure allegoriche delle virtù di cui portavano il nome. Nell’arte hanno avuto un loro spazio abbastanza importante sia in Oriente che in Occidente, in particolare per quanto riguarda s. Sofia che come già detto significa Sapienza Divina, a lei furono intitolate specie in Oriente le più belle e grandi chiese tra cui S. Sofia di Costantinopoli, S. Sofia di Salonicco, S. Sofia di Bulgaria; queste grandi e bellissime realizzazioni dell’arte bizantina erano rivolte non tanto alla figura della santa ma a ciò che lei impersonava cioè la Sapienza Divina.
Il culto della madre e delle tre simboliche figlie Fede, Speranza, Carità è sopravvissuto anche lì dove il Cristianesimo ha subito gli eventi storici come Costantinopoli, Kiev, Novograd, Salonicco dove le grandi chiese intarsiate di mosaici, di troni, corone, scettri d’oro tempestati di gemme, sono ancora oggi visibili.
In Occidente questa regina si è trasformata in una pietosa matrona che protegge le sue figlie sotto il suo mantello, proprio come certe belle raffigurazioni della Madonna della Misericordia, mentre le giovani martiri tengono in mano lo strumento del loro martirio (fornace, clava), Fede ha le mani giunte in preghiera.
Il nome Sofia derivante dal greco Sophia (Sapienza) si diffuse in Occidente prendendo in Russia e Bulgaria il nome di Sonia poi anch’esso diffusosi in Europa.

Autore: Antonio Borrelli

giovedì 16 settembre 2010

Venerdì della XXIV settimana del Tempo Ordinario - Vangelo del giorno

Vangelo

Lc 8,1-3
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che li servivano con i loro beni.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Parola del Signore

mercoledì 15 settembre 2010

Beata Vergine Maria Addolorata - Vangelo del giorno

Vangelo

Gv 19,25-27
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Parola del Signore.


Oppure
(Lc 2,33-35: Anche a te una spada trafiggerà l’anima):

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Parola del Signore

martedì 14 settembre 2010

Esaltazione della Santa Croce - Riflessione

L’esaltazione della santa Croce ci fa conoscere un aspetto del suo cuore che solo Dio stesso poteva rivelarci: la ferita provocata dal peccato e dall’ingratitudine dell’uomo diventa fonte, non solo di una sovrabbondanza d’amore, ma anche di una nuova creazione nella gloria. Attraverso la follia della Croce, lo scandalo della sofferenza può diventare sapienza, e la gloria promessa a Gesù può essere condivisa da tutti coloro che desideravano seguirlo. La morte, la malattia, le molteplici ferite che l’uomo riceve nella carne e nel cuore, tutto questo diventa, per la piccola creatura, un’occasione per lasciarsi prendere più intensamente dalla vita stessa di Dio.
Con questa festa la Chiesa ci invita a ricevere questa sapienza divina, che Maria ha vissuto pienamente presso la Croce: la sofferenza del mondo, follia e scandalo, diventa, nel sangue di Cristo, grido d’amore e seme di gloria per ciascuno di noi.

Tratta da : lachiesa.it

ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE - Vangelo del giorno

Vangelo

Gv 3,13-17
Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Parola del Signore


sabato 11 settembre 2010

Sabato della XXIII settimana del Tempo Ordinario - Vangelo del giorno

Vangelo

Lc 6,43-49

Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

Parola del Signore

venerdì 10 settembre 2010

Venerdì della XXIII settimana del Tempo Ordinario - Vangelo del giorno

Vangelo

Lc 6,39-42

Può forse un cieco guidare un altro cieco?

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Parola del Signore

giovedì 9 settembre 2010

Giovedì della XXIII settimana del Tempo Ordinario - Vangelo del giorno

Vangelo

Lc 6,27-38

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Parola del Signore

mercoledì 8 settembre 2010

NATIVITA' DELLA BEATA VERGINE MARIA - Vangelo del giorno

Vangelo

Mt 1,1-16.18-23

Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.

Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.

Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.

Parola del Signore.

domenica 5 settembre 2010

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Vangelo del giorno

Vangelo


Lc 14,25-33

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore

sabato 4 settembre 2010

Sabato della XXII settimana del Tempo Ordinario - Vangelo del giorno

Vangelo

Lc 6,1-5

Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?

+ Dal Vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Parola del Signore

Comunicato del Gran Priorato di Italia dell'Ordine Equestre dell'Aquila di Epiro



Dilette Dame, Nobili Cavalieri, Amici tutti della Real Casa di Epiro,

a nome di Sua Altezza Reale e Serenissima il Principe Don Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, capo di nome e di armi della Real Casa di Epiro e Gran Maestro degli Ordini Dinastici della Real Casa e mio personale, in veste di Gran Priore per l'Italia degli Ordini Dinastici, sono ad invitarvi a tenere in ogni momento et istante della Vostra vita un comportamento degno et esemplare.
Per finire vi vogliamo invitare, nel limite delle Vostre possibilità e attività lavorative, a renderVi disponivili al servizio della Vostra comunità religiosa e civile per ogni attività di carità, di volontariato o di attività sociale che esse dovessero attivare e mettere in opera.
Altresì vi invitiamo ad adoperarvi e a prestare la Vostra opera per ogni esigenza che possa richiedere il Vostro aiuto, in special modo per ogni necessità di cui abbisognano i deboli, i poveri, le vedove e le persone meno fortunate.
Ricordate che il Vostro comportamento deve essere di esempio per tutti gli altri cittadini.

Abbiatemi

Il Gran Priore

NOBILTA’ E ORDINI CAVALLERESCHI EPIROTI



Alessandro d’Epiro previde espressamente nell’atto d’abdicazione, in accordo col Governo in esilio, che il successore, fruendo della pienezza della fons honorum, potesse conferire titoli nobiliari e onorificenze cavalleresche, come già egli aveva fatto. Disporre di un sistema premiale non è cosa fine a se stessa, ma ha uno scopo precipuo, permette infatti di onorare coloro che si sono distinti al servizio della causa e di mostrare benevolenza verso chi si è impegnato in campo sociale, umanitario, civile o militare. Insignire di una onorificenza uno straniero può inoltre essere un modo per far parlare di chi conferisce la decorazione e del movimento che egli rappresenta con lo scopo di far conoscere le vicende del popolo d’Epiro. E’ uso comune, inoltre, nei rapporti fra Case Sovrane, scambiarsi onorificenze e una Casa che non ne avesse, sarebbe menomata nei suoi rapporti di cordialità verso le altre. Per quel che riguarda nello specifico la concessione di titoli nobiliari da parte del Capo di una Casa Sovrana anche se non è su di un trono, possiamo ricordare che ne conferì con parsimonia S.A.I. il Granduca Vladimir Kyrillovich, Capo della Casa Imperiale dei Romanov, lo fecero i vari pretendenti carlisti al trono di Spagna, ne conferisce la Casa Imperiale d’Etiopia, per citare solo alcuni casi e tutti loro elargiscono pure onorificenze cavalleresche, quindi ciò che Alessandro faceva e confermò per il successore, rientra in un uso consolidato.
L’attuale Gran Principe d’Epiro è Gran Maestro di cinque ordini cavallereschi che sono l’Ordine Equestre dell’Aquila d’Epiro OEAE, l’Ordine al merito dell’Aquila d’Epiro OMAE, l’ Ordine al merito civile, la Croce al merito e l'Ordine Costantiniano di San Giorgio e di San Demetrio di Epiro
Non intendiamo soffermarci più di tanto su di essi, non è questa la sede, diremo soltanto che, per quel che riguarda il primo sopra citato, la tradizione dice che fu fondato da Michele I, Despota d’Epiro di cui già parlammo, nel 1207 e che il Governo del Nord Epiro lo rivitalizzò nel 1914.
L’idea di disporre di un ordine cavalleresco fu chiaramente dovuta in primo luogo alla volontà di dare corso immediato a quanto previsto dal Protocollo di Corfù, in secondo luogo al desiderio di fruire di una onorificenza con cui premiare i combattenti per la libertà epirota.
Il Governo lo istituì, come dicevamo, sostenendo che esso era la rivitalizzazione di un ordine vetusto, già conferito da Michele I Angelo Ducas Comneno, antico paladino della libertà del popolo d’Epiro. La sua figura fu assai importante per l’Epiro perché fu sotto di lui che il paese conobbe, per la prima volta, l’ indipendenza, se escludiamo l’antichità classica. Il Despota Michele era membro della famiglia imperiale bizantina e vi fu un momento in cui rivendicò pure il trono imperiale scontrandosi col Patriarca di Costantinopoli che gli preferì Teodoro I di Nicea. E’ certo che la sua famiglia conferì ab antiquo l’ ordine cavalleresco denominato Milizia Aurata Costantiniana i cui primi Statuti furono redatti dall’ Imperatore Isacco Angelo nel 1191, che lo fondò probabilmente ad imitazione degli ordini i cui membri transitavano sui territori del suo Impero per recarsi in Terra Santa. Fra i Gran Maestri scaturiti da tale famiglia possiamo ricordare Andrea II, Principe di Macedonia, Duca di Durazzo e Drivasto, defunto nel 1479 e suo fratello Pietro I, deceduto nel 1511 e giova rammentare che Papa Giulio III con la Bolla Quod alias del 17 luglio 1551 garantì vari privilegi ai Principi Andrea e Geronimo Angelo. Va detto anche gli Angeli furono posti sotto la protezione spirituale del Patriarca di Alessandria con Ammonizione 7 novembre 1575 ed in essa il Capo del Casato è citato come Gran Maestro dei Cavalieri Costantiniani. Negli Statuti a stampa pubblicati a partire dal 1573 il Gran Maestro in carica afferma a chiare lettere che la sua famiglia dispone di tale ordine da tempo immemorabile: "Noi Hieronimo Angelo, Principe di Tessaglia, Duca e Conte di Drivasto, ecc, Sovrano e Gran Signore dell' Illustre Militia Aureata Angelica di Costantino, ordiniamo che si come è stata sempre per lo passato nella nostra felicissima e Imperial Casa Angela cossi anco sia per l'avvenire, cioè, che tutti i nostri legittimi e naturali discendenti, siano in perpetuo Sovrani Patroni e Gran Signore de' Cavalieri Aureati, Angelici, di Costantino Magno nostro progenitore sotto il titolo e sotto la prottetione del beato Martire San Giorgio".
La Milizia Angelica di Costantino, per alterne vicende che qui non intendiamo trattare perché ci porterebbero fuori dalla nostra ricerca, passò successivamente ai Farnese, indi ai Borbone - Napoli ed oggi è conosciuta come Ordine Costantiniano di San Giorgio. E’ certo che Michele I la conferì a partire dal 1207 e poiché egli usava il vessillo della Casa Imperiale di Costantinopoli, l’aquila bicipite di nero in campo rosso, essa risulta essere stata identificata, durante il suo regno, anche col nome di Milizia Aurata dell’Aquila d’Epiro. Il Governo nordepirota, dunque, nel 1914, rifondandola col nome di Ordine dell’Aquila d’Epiro, intendeva collegarsi idealmente a Michele I e fare di tale Principe un mito fondante per la propria storia nazionale. Alessandro di tale ordine si presentava come terzo Gran Maestro perché ne venne considerato primo Michele, secondo Giorgio Cristaki Zografos, Alessandro terzo, per cui l’attuale Gran Maestro è numerato come quarto. Dopo l’abdicazione di Alessandro il Principe Davide incaricò una commissione di stenderne i nuovi Statuti che sono stati promulgati il 1 Settembre 2002 e che, congiuntamente con gli Statuti degli altri ordini di collazione del Gran Principe, sono stati depositati presso l’Archivio di Stato di Sulmona. Con essi tale milizia ha assunto la denominazione di Ordine Equestre dell’Aquila d’Epiro per sottolinearne la vetustà e le nobili tradizioni, la decorazione è costituita da una croce ottagona, accantonata da quattro aquile bicipiti caricate dello stemma dell’ Epiro moderno. I colori sono il bianco e l’azzurro, propri del vessillo nordepirota ancor oggi utilizzato. Alessandro conferì l’ordine facendo riferimento agli Statuti del 1914 senza tuttavia disporre delle decorazioni, di cui non si conosceva la foggia né si avevano descrizioni d’epoca, poiché le matrici venivano date per disperse nelle vicissitudini belliche dello Stato nordepirota, ma esse sono state rinvenute nel 2003. Il ritrovamento è stato assai importante perché ha dimostrato, a chi avesse voluto negarne l’esistenza storica, che tale ordine esiste davvero, nella sua versione moderna, dai tempi del Governo del Nord Epiro. Gli altri tre ordini sono stati istituiti ex novo dal Gran Principe, nella stessa data, su proposta della predetta commissione. L’Ordine al merito dell’Aquila d’Epiro OMAE è stato istituito per premiare i benemeriti per attività culturali e filantropiche a favore dell’Epiro, l’ Ordine al merito civile ha il fine di onorare chi abbia esercitato professioni e compiuto studi che abbiano dato lustro alla terra d’Epiro e per quanto riguarda la Croce al merito è stata prevista la concessione “…a coloro che hanno tenuto condotta tale che li renda degni di pubblico encomio”.
L'Ordine Costantiniano di San Giorgio e di San Demetrio di Epiro, nato come Ordine di Merito della Chiesa Ortodossa di Epiro, è stato poi devoluto in perpetuo a SAR e S il Gran Principe di Epiro Don Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia capo di nome et arme della Real Casa di Epiro.
L’Ordine Costantiniano di San Giorgio e di San Demetrio di Epiro, si richiama, pur non proclamandosi diretto continuatore, all’antica Milizia Aurata Costantiniana, voluta e costituita nel 1290 a Giannina, capitale del Despotato di Epiro, dal Despota Niceforo I Angelo figlio del Despota Michele II Angelo.
Come per gli antichi cavalieri costantiniani, è precipuo dovere dei cavalieri dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio e di San Demetrio di Epiro mostrare vera e fedele devozione alla Real Casa di Epiro ed essere sempre animati dalle più pure ed eccelse idealità, che furono proprie della Cavalleria medioevale: lottare contro i nemici della Fede, le ingiustizie e i soprusi.
L’Ordine Costantiniano di San Giorgio e di San Demetrio di Epiro, come l’antico Ordine Costantiniano voluto e fondato dal Despota Niceforo I Angelo è posto sotto la regola di San Basilio, Vescovo di Cesarea di Cappadocia.
L’Ordine Costantiniano di San Giorgio e di San Demetrio di Epiro, persegue i seguenti scopi:



1. La difesa della religione Cristiana;



2. La propagazione della fede;



3. L’aiuto alle missioni ed alle scuole cristiane, in modo speciale d’Oriente, come a qualsiasi altra



opera di alto interesse civile e sociale;



4. La propaganda per l’unione delle varie Chiese Cristiane;



5. La lotta, contro qualsiasi forma di oppressione della libertà e della dignità umana;



6. La diffusione della storia e della cultura epirote.

Storia: Il Regno di Epiro

Nel 1912, 482 anni dopo la venuta dei turchi in Epiro, le forze epirote liberarono gran parte di quello che più tardi sarebbe stato chiamato Epiro del Nord.
Il confine epirota fu posto a nord delle città di Himara, Tepeleni e Pogrodets.
Nel 19313 il Protocollo di Firenze cedette all'Albania tutto l'Epiro del Nord.
La violazione del principio di autodeterminazione dei popoli fù giustificata con la motivazione che si doveva fornire il Regno di Albania di un adeguato dominio territoriale.
Il Popolo d'Epiro, vedendo traditi i propri legittimi diritti dalle Potenze europee, insorse non tollerando il passaggio dall'oppressione ottomana a quella albanese.
Nel febbraio del 1914 cominciò la guerra di liberazione dall'occupazione albanese e le forze indipendentiste occuparono gran parte di quello che oggi è il territorio albanese.
L'Albania chiese allora l'intervento delle grandi potenze del tempo ed il 5 maggio del 1914 fù firmato il Protocollo di Corfù redatto da un Comitato Internazionale di Controllo formato da: Gran Bretagna, Francia, Germania, Impero Austro-Ungarico, Russia e Italia.
Tale protocollo accettato incondizionatamente dal Regno di Albania, garantiva all'Epiro l'autonomia all'interno dello Stato Albanese, ma tale autonomia non fù mai applicata.
L'Epiro, riusci tuttavia ad autogovernarsi dal 1914 al 1916 circa, quando l'Albania con la forza stroncò ogni aspirazione all'indipendenza.
Molti patrioti presero la strada dell'esilio volontario, altri deposero le armi in attesa di tempi migliori mentre clandestinamente restava in vita un movimento indipendentista.
Negli anni 30l'Albania fù annessa con un plebiscito al Regno di Italia e Sua Maestà Vittorio Emanuele III Re di Italia e ìd Imperatore di Etiopia assunse il titolo di Re d'Albania.
Nel 1942 in piena Seconda guerra mondiale sorse il Fronte di Liberazione dell'Epiro del Nord.
L'anno successivo i partigiani comunisti albanesi e greci attaccarono le forze epirote e con l'instaurazione del regime di Enver Hoxa il popolo d'Epiro perse ancora una volta la Sua libertà.
Arrivando più vicino a noi, il Governo Monarchico in esilio e la Santa Chiesa Ortodossa Epirota della diaspora hanno formalmente riconosciuto nel 1998 il Principe Alessandro d'Epiro residente negli Stati Uniti quale legittimo Sovrano.
Alessandro con lettere patenti del 25 marzo 2001, ha nominato un Reggente; il Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, con facoltà di restaurare la Nobiltà Epirota, di istituire Ordini Cavallereschi, di costuìituire Accademie per promuovere la cultura e la storia del popolo d'Epiro.
Le sovrane lettere patenti di Alessandro sono di fatto e di diritto una vera e propria abdicazione a favore del Reggente cui sono stati conferiti fons honorum, jus gladi, jus imperii, jus majestatis.

Storia: Dal Governo provvisorio del Nord Epiro al Regno d'Epiro (1914-1916)


Dichiarazione di Indipendenza dell'Epiro del Nord


Il 17 Febbraio 1914 l’Epiro del Nord, terra di lingua e cultura greca e di religione ortodossa, che le potenze europee avevano attribuito a tavolino allo stato albanese, divenuto indipendente dalla Turchia nel 1913 per le pressioni internazionali esercitate dagli allora Impero Austro-Ungarico e Regno d’Italia, proclamò ad Argirocastro la propria indipendenza e costituì un Governo insurrezionale provvisorio. Infatti i confini dello stato albanese erano stati delineati dalle Potenze europee senza tener conto delle legittime aspirazioni dei greci del nord Epiro che si trovarono inglobati, contro la loro volontà, nello stato albanese a maggioranza musulmana. Tale indipendenza fu riconosciuta con il Protocollo di Corfù, firmato il 5 Maggio 1914 dai rappresentanti d’Italia, Austria-Ungheria, Regno Unito, Francia, Germania, Russia, Albania e Governo rivoluzionario del Nord Epiro. Si vedasi il testo del Protocollo di Corfù in “Trattati e Convenzioni fra il Regno d’Italia e gli altri Stati”, volume 23, edito dal Ministero degli Affari Esteri italiano. Alcuni storici hanno parlato erroneamente, per tale stato, di repubblica Nord-Epirota, in realtà il Governo provvisorio del Nord Epiro non proclamò mai una repubblica. A tale proposito è bene leggere il proclama di indipendenza. Il testo, redatto in greco letterario, è reperibile presso la Research Foundation on Northern Epirus (I.B.E.) di Giannina, Grecia. Esso parla in modo inequivocabile d’indipendenza e, oltre che dal Capo provvisorio ( Capo provvisorio, non Presidente) dello Stato Giorgio Cristaki Zografos è firmato in veste di Ministri dai Metropoliti ortodossi Basilio di Drinopolis, Germano di Koritsa, Spiridione di Bella e Konitsa. La lettura del documento in lingua originale è assai interessante: lo stato indipendente non viene qualificato δημοκρατία -democrazia, termine che in greco significa repubblica, ma πολιτεία-politeia, che significa governo democratico, cioè voluto dal popolo. E’ evidente, da questa scelta linguistica, che gli insorti non hanno fondato una repubblica e, di fatto, nel testo non si parla di repubblica, inoltre il Capo provvisorio dello Stato esercitava poteri più da monarca che da presidente. Tra l’altro egli è definito nel testo ̀̀ηγεμών eghemòn, che significa Governatore, Reggente, persino Principe, in greco letterario, lingua in cui è scritto il testo, ma non Presidente. Il patriota Giorgio Cristaki Zografos, Capo provvisorio-Reggente, fu successivamente proclamato Re d’Epiro dai metropoliti ortodossi del paese. A tale proposito si legga Olga Nassis, tesi di laurea L’Epiro diviso e la minoranza greca d’Albania. Relatore Chiarissimo Prof. Marcello Saija. Università degli Studi di Messina, facoltà di Scienze politiche, anno accademico 2002-2003. La Dottoressa Nassis, italiana di padre epirota, si è recata in Grecia a compiere le sue ricerche ed ha avuto modo di parlare con esponenti greco-epiroti, che le hanno fornito parte della documentazione utilizzata per la tesi. Si legga anche Claude Chaussier, Le Royaume d’Epire, son Historie et sa Monarchie au XXI siècle, Bruxelles, 2003, pag. 61. Su tali vicende si veda quanto scritto pure dall' esperto di storia balcanica Onorevole Michele Rallo.

 Il Regno d’Epiro governò sul campo negli anni 1914-16.

 Filiazione del Governo Provvisorio del Nord Epiro (sorto all’indomani dell’evacuazione greca dei territori che il protocollo di Firenze aveva assegnato al nascente Principato d’Albania) il Regno d’Epiro venne proclamato nel marzo 1914, e la sua corona fu attribuita al nobile Gheòrghios Kristaki Zogràfos; questi era un esponente di quella corrente politica che ad Atene faceva capo al Re Konstantìnos I e che si opponeva all’atteggiamento rinunciatario del governo di Elefthèrios Venizèlos. Non è escluso, anzi, che la designazione di Zogràfos fosse stata pilotata proprio da Re Costantino, al fine di bilanciare l’azione del governo Venizèlos.
Attenzione: la denominazione era non Regno del Nord Epiro, ma Regno d’Epiro. Ciò non costituiva certo una manifestazione d’ostilità nei confronti della madrepatria ellenica, bensì la chiara rivendicazione di una precisa specificità nell’àmbito della Megàli Idèa, la “grande idea” panellenista. Ed era, nel contempo, una netta presa di distanza nei confronti del governo venizèlista di Atene, propenso ad abbandonare il territorio nordepirota al suo destino pur di ottenere – secondo i desiderata britannici – il ritiro dell’Italia dal Dodecanneso.
Dunque, la formazione del Regno d’Epiro era accolta dall’ostilità del governo greco. Al contrario, e significativamente, poteva contare sul sostegno incondizionato della Chiesa Ortodossa. Non soltanto, infatti, erano stati i tre Metropliti epiroti a presiedere l’assemblea che aveva proclamato il Regno, ma era in un secondo tempo lo stesso Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli a riconoscere formalmente la nuova entità statale, ed a solennizzarla con l’attribuzione dell’autocefalìa alla Chiesa Ortodossa Epirota sotto l’alto protettorato di Re Zogràfos. (Per l'autocefalia: vedasi gli studi di Claude Chaussier). E’ appena il caso di notare che, nel mondo balcanico, il riconoscimento della Chiesa Ortodossa aveva infinitamente più valore che non quello di questo o quel governo, e che, quindi, la proclamazione dell’autocefalìa epirota rappresentava una sanzione definitiva della legittimità del Regno d’Epiro. La concessione dell’autocefalìa, inoltre, può essere oggi considerata come la prova dell’effettiva costituzione del Regno, da molti messa in dubbio: mai, infatti, le autorità religiose ortodosse avrebbero concesso tale attribuzione ad un semplice governatorato autonomo.
Quanto al governo di Atene, continuerà a guardare con grande diffidenza al Regno d’Epiro; e non soltanto e non tanto per la questione nordepirota in sè, quanto piuttosto per la manifesta volontà del piccolo Regno di estendere la propria autorità e la propria rappresentatività a tutto l’Epiro, regione che da parte greca si voleva semplicemente includere nel territorio nazionale, senza il riconoscimento di alcuna particolarità, di alcuna specificità e, soprattutto, di alcuna autonomia.
A nostro parere, era proprio il timore di una secessione epirota a convincere anche Re Costantino dell’opportunità di circoscrivere l’episodio, e ad indurlo – probabilmente – a chiedere al fido Zogràfos di farsi da parte e di dimenticare la sua investitura reale. Gheòrghios Kristaki Zogràfos rientrava perciò disciplinatamente nell’ombra, accettava di andare a ricoprire il ruolo di Ministro degli Esteri nel governo costantinista di Dimìtrios Gùnaris (aprile 1915), e di un Regno d’Epiro non si parlava più, almeno ufficialmente.
Il Regno, comunque, seguiva le sorti del Governo Provvisorio del Nord Epiro, e tramontava con l’occupazione militare del territorio nordepirota da parte albanese (novembre 1916).
Da allora e fino agli anni ’90 del XX secolo, la rappresentanza dello Stato nordepirota è stata assicurata dalla Chiesa ortodossa e dai movimenti di resistenza al regime comunista albanese, che hanno promosso l’attività di governi in esilio.
Dopo una lunga vacatio, infine, il teorico trono dell’Epiro è stato assegnato – proprio dai movimenti di resistenza – al principe Alèxandros (nipote della regina Geraldina d’Albania), il quale nel 2001 ha abdicato in favore di un nobile italiano, il principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia. http://www.europaorientale.net/sez2grecia_epiro.htm










L'Ordine Equestre dell'Aquila di Epiro

L'Ordine Equestre dell'Aquila d'Epiro

Decorazione dell'Ordine Equestre dell'Aquila di Epiro

La tradizione dice che tale ordine fu fondato da Michele I, Despota d'Epiro (Despota in greco significa Sovrano), nel 1207; il Governo del Nord Epiro, dopo essersi proclamato indipendente dall'Albania nel 1914, lo rivitalizzò nello stesso anno.L'idea di rivitalizzare tale ordine cavalleresco fu chiaramente dovuta in primo luogo alla volontà di dare corso immediato a quanto previsto dal Protocollo di Corfù, che, firmato dai rappresentanti epiroti e dai plenipotenziari di Italia, Germania, Austria-Ungheria, Francia, Regno Unito e Russia aveva riconosciuto al Governo epirota la facoltà di battere moneta, stampare francobolli, arruolare milizie e disporre di ordini cavallereschi propri, in secondo luogo fu dovuta al desiderio di fruire di una onorificenza con cui premiare i combattenti per la libertà epirota.Il Governo lo istituì, come dicevamo, sostenendo che esso era la rivitalizzazione di un ordine vetusto, già conferito da Michele I Angelo Ducas Comneno, antico paladino della libertà del popolo d'Epiro. La sua figura fu assai importante per l'Epiro perché fu sotto di lui che il paese conobbe, per la prima volta, l' indipendenza, se escludiamo l'antichità classica. Il Despota Michele era membro della famiglia imperiale bizantina e vi fu un momento in cui rivendicò pure il trono imperiale scontrandosi col Patriarca di Costantinopoli che gli preferì Teodoro I di Nicea. E' certo che la sua famiglia conferì ab antiquo l' ordine cavalleresco denominato Milizia Aurata Costantiniana i cui primi Statuti furono redatti dall' Imperatore Isacco Angelo nel 1191, che lo fondò probabilmente ad imitazione degli ordini i cui membri transitavano sui territori del suo Impero per recarsi in Terra Santa. Fra i Gran Maestri scaturiti da tale famiglia possiamo ricordare Andrea II, Principe di Macedonia, Duca di Durazzo e Drivasto, defunto nel 1479 e suo fratello Pietro I, deceduto nel 1511 e giova rammentare che Papa Giulio III con la Bolla Quod alias del 17 luglio 1551 garantì vari privilegi ai Principi Andrea e Geronimo Angelo. Va detto anche gli Angeli furono posti sotto la protezione spirituale del Patriarca di Alessandria con Ammonizione 7 novembre 1575 ed in essa il Capo del Casato è citato come Gran Maestro dei Cavalieri Costantiniani. Negli Statuti a stampa pubblicati a partire dal 1573 il Gran Maestro in carica affermò a chiare lettere che la sua famiglia disponeva di tale ordine da tempo immemorabile: "Noi Hieronimo Angelo, Principe di Tessaglia, Duca e Conte di Drivasto, ecc, Sovrano e Gran Signore dell' Illustre Militia Aureata Angelica di Costantino, ordiniamo che si come è stata sempre per lo passato nella nostra felicissima e Imperial Casa Angela cossi anco sia per l'avvenire, cioè, che tutti i nostri legittimi e naturali discendenti, siano in perpetuo Sovrani Patroni e Gran Signore de' Cavalieri Aureati, Angelici, di Costantino Magno nostro progenitore sotto il titolo e sotto la prottetione del beato Martire San Giorgio".La Milizia Angelica di Costantino, per alterne vicende che qui non intendiamo trattare perché ci porterebbero fuori dalla nostra ricerca, passò successivamente ai Farnese, indi ai Borbone - Napoli ed oggi è conosciuta come Ordine Costantiniano di San Giorgio. E' certo che Michele I la conferì a partire dal 1207 e poiché egli usava il vessillo della Casa Imperiale di Costantinopoli, l'aquila bicipite di nero in campo rosso, essa risulta essere stata identificata, durante il suo regno, anche col nome di Milizia Aurata dell'Aquila d'Epiro. Il Governo nordepirota, dunque, nel 1914, rifondandola col nome di Ordine dell'Aquila d'Epiro, intendeva collegarsi idealmente a Michele I e fare di tale Principe un mito fondante per la propria storia nazionale. Alessandro di tale ordine si presentava come terzo Gran Maestro perché ne venne considerato primo Michele, secondo Giorgio Cristaki Zografos, Alessandro terzo, per cui l'attuale Gran Maestro è numerato come quarto. Dopo l'abdicazione di Alessandro il Principe Davide incaricò una commissione di stenderne i nuovi Statuti che sono stati promulgati il 1 Settembre 2002 e che, congiuntamente con gli Statuti degli altri ordini di collazione del Gran Principe, sono stati depositati presso l'Archivio di Stato di Sulmona. Con essi tale milizia ha assunto la denominazione di Ordine Equestre dell'Aquila d'Epiro per sottolinearne la vetustà e le nobili tradizioni, la decorazione è costituita da una croce ottagona, accantonata da quattro aquile bicipiti caricate dello stemma dell' Epiro moderno. I colori sono il bianco e l'azzurro, propri del vessillo nordepirota ancor oggi utilizzato. Alessandro conferì l'ordine facendo riferimento agli Statuti del 1914 senza tuttavia disporre delle decorazioni, di cui non si conosceva la foggia né si avevano descrizioni d'epoca, poiché le matrici venivano date per disperse nelle vicissitudini belliche dello Stato nordepirota, ma esse sono state rinvenute nel 2003. Il ritrovamento è stato assai importante perché ha dimostrato, a chi avesse voluto negarne l'esistenza storica, che tale ordine esiste davvero, nella sua versione moderna, dai tempi del Governo del Nord Epiro.