Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Epiro

La Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Epiro, con il presente vuole rendere edotti tutti coloro che volessero presentare domanda di ammissione nell'Ordine Equestre dell'Aquila di Epiro di contattare gentilmente il seguente indirizzo di posta elettronica: ordineaquiladiepiro@libero.it
Sperando di avere fatto opera gradita, la Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Epiro, coglie l'occasione per porgere cordiali e cavallereschi saluti.

mercoledì 29 dicembre 2010

...Affrettati, non tardare, Signore Gesù: la tua venuta dia conforto e speranza a coloro che confidano nel tuo amore misericordioso....

«Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. (Lc 1, 26-38).

Aveva trascorso la notte al buio, una delle tante notti, solo, al gelo, nella grotta. Aveva paura del buio e tremava per il freddo. Aveva lasciato da tempo il padre, il fratello e la sua bella casa, colma d’amore e di calore. Aveva girovagato per paesi e città. Era stato a divertirsi nel paese dei Balocchi e aveva dissipato tutti i suoi averi. Aveva attraversato fiumi e paludi. Si era imbrattato di fango. Si era inzaccherato nella melma delle sporcizie umane. Aveva poi imboccato la via più larga del deserto: aveva goduto i primi giorni quando il suo sguardo si perdeva oltre l’orizzonte dove il nulla e l’infinito sembravano congiungersi con l’azzurro intenso del cielo terso. Dentro gli pulsava sempre più forte la brama per gli spazi sconfinati e quel deserto senza strade, quelle strade senza cigli, prive di segnali, stavano intonando nel suo animo il canto sguaiato della sconfinata libertà. Finché gli riusciva di tenere alto lo sguardo non sentiva tanto la stanchezza e la meta sembrava lì, sempre prossima anche se invisibile e invero sempre più lontana, inesistente. Cercava una casa più grande, senza porte, senza padre né fratelli e gli pareva di vederla appena oltre l’orizzonte, velata soltanto da una duna. Godeva a momenti dell’ebbrezza nel sentirsi grande, libero, quasi onnipotente senza l’angustia dei segnali. Avanzava nel deserto grande a piedi nudi e già dentro gli divampava il fuoco. Non trovò mai un’oasi o una casa nel deserto. Ebbe fame, sentì l’arsura della sete, le lacrime copiose solcavano le gote e scendevano spontanee: erano amare ed abbondanti perché intrise di tristezza e di avvilente solitudine. Il deserto, giorno dopo giorno, stava diventando la sua gabbia e la sua tomba. La casa di suo padre era ormai sempre più inaccessibile e lontana, come un vago ricordo e come smarrita in una struggente e dolorosa nostalgia. Ormai non c’era più una meta da cercare. Il sole bruciava e sembrava impallidisse ad ogni istante: il giorno si confondeva con la notte. Gli occhi stentavano ad aprirsi. Era quasi cieco, era stremato, pensava di morire, o forse era già morto, solo, nel deserto in quella sabbia rovente.
Senza casa.
Senza padre.
Senza luce.
Senza amore.
Senza pane.
Prigioniero di quello spazio immenso del deserto, schiavo della sua agognata libertà. Si stava costruendo la tomba e il suo inferno in quel deserto nella tragedia di una vita estinta. Gli parve un miraggio quel mattino: Qualcosa, qualcuno da lontano sta venendo verso di lui. Non lo sapeva, ma è il 25 di Dicembre. Una luce candida diversa da quella del sole, un globo che avanza, poi tre fari luminosi al fine l’abbagliano. Si vede invaso da quella luce buona, apre gli occhi. Sono tre persone e un giumento .“Io vengo” - sente da una voce suadente di Bambino - “da molto lontano. Anch’io, ho lasciato la casa di mio Padre. Lui mi ha mandato nel tuo mondo. Anch’io, esule, con i miei, ora sono nel deserto. Vengo a cercare gli erranti, gli schiavi e i vagabondi, vengo a liberare i prigionieri. Sono qui per te. Ho udito il tuo pianto, sono arrivate fino a me le tue lacrime. Ho fatto mio il tuo dolore. Sono nato povero in una grotta al freddo e al gelo. Forse la mia grotta è come la tua grotta. Sono nato nel tempo e Lei è la mia Madre vergine. Splendente della mia e della sua luce. È senza macchia e sa donare amore. Ecco la mia Madre, specchiati nel suo candore”. La Madre gli tocca gli occhi e lui, finalmente, vede. “Giuseppe, uomo santo e giusto” prosegue il Bambino “è il mio vigile custode. Ho per me, gli spazi infiniti e luminosi del Cielo e le infinite ricchezze. Il cielo però senza di te, senza l’uomo che mi somiglia ed è fratello, si vela di tristezza e perde un po’ del suo splendore. Perciò siamo venuti a cercarti, piccolo uomo della terra. Sappiamo che tu con tanti altri fratelli, state vagando nel vuoto e siete moribondi nel deserto. Io morirò per te, ma tu devi vivere, tu devi godere la vera libertà, devi essere la gloria di Dio Padre. Il tuo mondo, un tempo più bello di un giardino, ora è un deserto e tu sei uno schiavo, sei un fuggiasco, sei un esiliato. Tu hai smarrito la strada del ritorno. Io conosco la via, Io sono la via. Chi segue me non cammina nelle tenebre e non si smarrisce nei deserti. Sul monte Io pianterò una croce, irrorerò col sangue la tua terra e tornerà la vita in te, nel deserto, in tutto il mondo. Ognuno, con me ritrova una casa grande, una casa calda: ritrova il Padre, il Suo abbraccio, la gioia e la vera libertà. Uscirò a spargere il buon seme e fiorirà il deserto”.
Queste le parole del Bambino. Così ognuno quest'anno festeggia il suo Natale. L’uomo smarrito nel deserto ha trovato una Madre ed un Fratello, ha lasciato il deserto, la terra degli schiavi, la grotta è diventata la sua casa grande e bella. Il buon Dio ha ricostruito un presepe vivo nel cuore di ognuno, anche nel tuo cuore.
Anche per te che sia un bellissimo e santo Natale, una vera festa del cuore! Un ritorno nella Casa, nel cuore del tuo Dio che ti ama.
Inchinati ed entra nella grotta, prostrati se hai voglia di pace e di perdono. Dio ha preso la tua carne per redimere la tua storia.

Accogli il Bambino, così dai gioia anche alla sua Mamma.

Tratto da:http://sanvincenzo.silvestrini.org


29 Dicembre - V giorno fra l'ottava di Natale - Vangelo del giorno

Vangelo
Lc 2,22-35
Luce per rivelarti alle genti.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Parola del Signore



martedì 28 dicembre 2010

Messaggio del Gran Priorato

Ordine Equestre dell'Aquila di Epiro
Gran Priorato di Italia

Gentili Dame, nobili Cavalieri, Amici tutti,
abbiamo appena celebrato la solennità del Santo Natale di Nostro Signore Gesù Cristo. Le nostre città, i nostri paesi, i nostri borghi, le nostre vie sono addobbate a festa, nelle nostre case da tempo sono presenti i simboli, i segni caratteristici del Natale, l'albero mutuato dalla tradizione del nord Europa e il presepe, rappresentazione della Natività, per la prima volta voluto dal Poverello di Assisi, San Francesco, in quel di Greggio. 
In ogni dove luci e luminarie. La luce più grande, più splendente è però quella irradia il Divino Infante dalla grotta di Betlemme. Inginocchiati davanti al Bambin Gesù, chiediamo umilmente perdono delle nostre colpe e imploriamo di donarci la Sua Luce e di aprire il nostro cuore ai bisogni dei piccoli, degli emarginati, dei deboli, degli indifesi, degli ultimi, dei malati e degli anziani, dei perseguitati, delle vedove e di ogni umana necessità.
Che i nostri passi di Dame e Cavalieri dell'Ordine Equestre dell'Aquila di Epiro siano costantemente guidati, come lo furono quelli dei Santi Magi verso la grotta di Betlemme, verso il Figlio di Dio, Gesù Bambino per noi nato.
Un augurio per un Santo Natale ed un felice e prospero anno a tutti.
N.H. Comm. Francesco Pilotti
Gran Priore


Santi Innocenti Martiri


La Chiesa onora come martiri questo coro di fanciulli ("infantes" o "innocentes"), vittime ignare del sospettoso e sanguinario re Erode, strappati dalle braccia materne in tenerissima età per scrivere col loro sangue la prima pagina dell'albo d'oro dei martiri cristiani e meritare la gloria eterna secondo la promessa di Gesù: " Colui che avrà perduto la sua vita per causa mia la ritroverà". Per essi la liturgia ripete oggi le parole del poeta Prudenzio: "Salute, o fiori dei martiri, che sulle soglie del mattino siete stati diverti dal persecutore di Gesù, come un turbine furioso tronca le rose appena sbocciate. Voi foste le prime vittime, il tenero gregge immolato, e sullo stesso altare avete ricevuto la palma e la corona".
L'episodio è narrato soltanto dall'evangelista Matteo, che si indirizzava principalmente a lettori ebrei e pertanto intendeva dimostrare la messianicità di Gesù, nel quale si erano avverate le antiche profezie: "Allora Erode, vedendosi deluso dai magi, s'irritò grandemente e mandò ad uccidere tutti i bambini che erano in Betlem e in tutti i suoi dintorni, dai due anni in giù, secondo il tempo che aveva rilevato dai magi. Allora si adempì ciò che era stato annunciato dal profeta Geremia, quando disse: Un grido in Rama si udì, pianto e grave lamento: Rachele piange i suoi figli, né ha voluto essere consolata, perché non sono più".
L'origine di questa festa è molto antica. Compare già nel calendario cartaginese del IV secolo e cent'anni più tardi a Roma nel Sacramentario Leoniano. Oggi, con la nuova riforma liturgica, la celebrazione ha un carattere gioioso e non più di lutto com'era agli inizi, e ciò in sintonia con le simpatiche consuetudini medioevali che celebravano in questa ricorrenza la festa dei "pueri" di coro e di servizio all'altare. Tra le curiose manifestazioni ricordiamo quella di far scendere i canonici dai loro stalli al canto del versetto "Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles".
Da questo momento i fanciulli, rivestiti delle insegne dei canonici, dirigevano tutto l'uffìcio del giorno. La nuova liturgia, pur non volendo accentuare il carattere folcloristico che questo giorno ha avuto nel corso della storia, ha voluto mantenere questa celebrazione, elevata al grado di festa da S. Pio V, vicinissima alla festività natalizia, collocando le innocenti vittime tra i "comites Christi", per circondare la culla di Gesù Bambino dello stuolo grazioso di piccoli fanciulli, rivestiti delle candide vesti dell'innocenza, piccola avanguardia dell'esercito di martiri che testimonieranno col sangue la loro appartenenza a Cristo.

Fonte:www.santiebesti.it

SANTI INNOCENTI - Vangelo del giorno

Vangelo

Mt 2,13-18
Erode mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

Parola del Signore

sabato 25 dicembre 2010

Messaggio di Auguri



Dilette Dame, Nobili Cavalieri e Amici tutti della Real Casa di Epiro,
il Gran Priorato di Italia dell'Ordine Equestre dell'Aquila di Epiro è felice di porgere a Voi tutti e alle Vostre famiglie i migliori sentimenti di Auguri per un Santo Natale del Signore e per un felice e prospero Anno Nuovo.

Messaggio Natalizio del Serenissimo Principe

 
 
Puer natus est Nobis!
Eccellenze, Cavalieri, Dame ed Amici della Casa d'Epiro, un altro Santo Natale si appressa; ancora una volta il Dio che si è fatto bambino nasce fra noi e per noi, in un modo sempre più lontano e sempre più sordo alla Sua voce. Come scrisse  in un tempo lontano l' Autore Sacro "Venne fra i suoi, ma i suoi non l' hanno accolto". L'Europa di oggi, sempre più laicista, sempre più razionalista, cerca di cancellare il Divin Bambinello dalla ricorrenza odierna, compito degli Ordini cavallereschi, muti custodi di tradizioni sacre che risalgono agli albori della cristianità, è allora di difendere la tradizione cristiana d'Europa. Anche se le tenebre sembrano incombere sulla cristianità, anche se il Maligno arrota le unghie, noi sappiamo che, come scrisse il salmista: "Se Dio è con noi, chi sarà contro di Noi?". Il fanciullo che nasce non ci lascerà mai soli di fronte alle sfide della Storia, perchè "sua è la terra  e quanto essa contiene".
Buon Santo Natale a Voi, alle Vostre famiglie e Auguri di prosperità per il Nuovo Anno 2011.
Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia
 

mercoledì 22 dicembre 2010

Feria propria del 22 Dicembre - Vangelo del Giorno

Vangelo
Lc 1,46-55
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Parola del Signore

martedì 21 dicembre 2010

Feria propria del 21 Dicembre - Vangelo del giorno

Vangelo
Lc 1,39-45
A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Parola del Signore

venerdì 17 dicembre 2010

Feria propria del 17 Dicembre - Vangelo del Giorno

Vangelo
Mt 1,1-17
Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

Parola del Signore

giovedì 16 dicembre 2010

Giovedì della III settimana di Avvento - Vangelo del Giorno

Vangelo

Lc 7,24-30
Giovanni è il messaggero che prepara la via al Signore.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:
«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto:
“Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via”.
Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.
Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro».

Parola del Signore



martedì 7 dicembre 2010

SANT'AMBROGIO

La memoria di Sant'Ambrogio è obbligatoria per tutta la Chiesa, secondo il nuovo Calendario, ed è particolarmente solenne a Milano, che in questo giorno onora il suo grande Vescovo e amatissimo Patrono.
Ambrogio non era nato a Milano, ma a Treviri, nella Gallia, verso il 339. Era figlio di un funzionario romano in servizio al di là delle Alpi, e dopo la morte del padre la famiglia rientrò a Roma. Ambrogio studiò diritto e retorica, e intraprese la carriera giuridica.
Si trovava a Milano, quando il Vescovo morì, e da buon funzionario imperiale, cercò che fossero evitati quei disordini spesso provocati dalle tumultuose elezioni ecclesiastiche. Parlò con senno e fermezza nelle adunanze dei fedeli, perché tutto fosse fatto secondo coscienza e nel rispetto della libertà. Fu in seguito a questi suoi giudiziosi discorsi che dall'assemblea si alzò un grido: " Ambrogio Vescovo! ".
Ambrogio, che si trovava in quell'assemblea come funzionario imperiale, non era neppure battezzato, essendo soltanto catecumeno. Sorpreso e anche spaventato, proclamò dunque la sua indegnità; si professò peccatore, tentò perfino di fuggire. Tutto fu inutile.
Ricevette così il Battesimo, e, subito dopo, la consacrazione episcopale. " Tolto dai tribunali e dall'amministrazione pubblica - dirà il nuovo Vescovo - per passare all'episcopato, ho dovuto cominciare a insegnare quello che non avevo mai imparato ". Si diede perciò alla lettura dei Libri sacri, poi studiò i Padri della Chiesa e i Dottori, tra i quali sarebbe stato incluso anche lui, insieme con un giovane retore che, dopo dieci anni, egli stesso avrebbe battezzato: Agostino da Tagaste. L'opera di Ambrogio fu così vasta, profonda e importante, che difficilmente può essere riassunta. Basti dire che fu considerato quasi un secondo Papa, in un'epoca nella quale certo non mancarono alla Chiesa grandi figure di Vescovi.
Ma Sant'Ambrogio appariva più alto di tutti per la sua opera apostolica, benché fosse piccolo e delicato nel fisico quant'era grande nello spirito.
Egli, che veniva dalla carriera dei dignitari imperiali, sostenne dinanzi all'Imperatore, non solo i diritti della Chiesa, ma l'autorità dei suoi pastori. " Sono i Vescovi che devono giudicare i laici, e non il contrario " diceva, e tra i laici metteva, per primo, l'imperatore.
Un'altra massima dell'ex funzionario imperiale era questa: " L'Imperatore è nella Chiesa, non al disopra della Chiesa ". E le contingenze portarono Sant'Ambrogio ad applicare tale massima nei riguardi del grande e intollerante Imperatore Teodosio.
Quando Teodosio, in seguito all'uccisione del comandante del presidio di Tessalonica, fece trucidare - almeno così si disse - 7000 abitanti innocenti, il Vescovo non solo gli rimproverò il massacro, ma gl'impose una pubblica penitenza. Teodosio cercò di resistere. Infine cedé. Nuovo David, fece penitenza dall'ottobre al Natale.
L'iconografia ambrosiana si è compiaciuta di rappresentare Sant'Ambrogio che scaccia dalla soglia della cattedrale l'Imperatore pubblico peccatore: in realtà l'azione del Vescovo si svolse tramite lettere e intermediari, ma il gesto resta ugualmente significativo, per indicare che né corona né scettro esonerano l'uomo dalla legge morale, uguale per tutti, e di cui sono giudici autorevoli soltanto i ministri di Dio e i pastori di anime.

Tratto da: www.santiebeati.it

Martedì della II settimana di Avvento - Vangelo del giorno

Vangelo

Mt 18,12-14
Dio non vuole che i piccoli si perdano.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

Parola del Signore

Mistica dell'Avvento

MISTICA DELL'AVVENTO
di Don Prosper Guéranger
La triplice Venuta.
Se ora, dopo aver descritto le caratteristiche che distinguono il tempo dell'Avvento da qualsiasi altro, vogliamo penetrare nelle profondità del mistero che occupa la Chiesa in questa epoca, troviamo che questo mistero della Venuta di Gesù Cristo è insieme uno e triplice. É uno, perché è lo stesso Figlio di Dio che viene; triplice, perché egli viene in tre tempi e in tre modi.
Nella prima venuta, dice San Bernardo nel quinto sermone sull'Avvento, egli viene nella carne e nell'infermità; nella seconda viene in spirito e in potenza; nella terza, viene in gloria e in maestà; e la seconda Venuta è il mezzo attraverso il quale si passa dalla prima alla terza».
Ecco il mistero dell'Avvento. Ascoltiamo ora la spiegazione che ci dà Pietro di Blois di questa triplice visita di Cristo, nel suo terzo sermone de Adventu: «Vi sono tre Venute del Signore, la prima nella carne, la seconda nell'anima, la terza con il giudizio. La prima ebbe luogo nel cuore della notte, secondo le parole del Vangelo: Nel cuore della notte si fece sentire un grido: Ecco lo Sposo! E questa prima Venuta è già passata, poiché Cristo è stato visto sulla terra ed ha conversato con gli uomini. Noi ci troviamo ora nella seconda Venuta: purché, tuttavia, siamo tali che egli possa venire a noi; poiché egli ha detto che se lo amiamo, verrà a noi e stabilirà in noi la sua dimora. Questa seconda Venuta è dunque per noi una cosa mista d'incertezza; poiché chi altro fuorché lo Spirito di Dio conosce coloro che sono di Dio? Coloro che il desiderio delle cose celesti trasporta fuor di se stessi, sanno bene quando egli viene; tuttavia, non sanno nè donde viene nè dove va. Quanto alla terza Venuta, è certissimo che avrà luogo; incertissimo il quando: poiché non vi é niente di più certo che la morte, e niente di più incerto che il giorno della morte. Al momento in cui si parlerà di pace e di sicurezza, dice il Savio, allora la morte apparirà d'improvviso, come le doglie del parto nel seno della donna, e nessuno potrà fuggire. La prima Venuta fu dunque umile e nascosta, la seconda è misteriosa e piena d'amore, la terza sarà risplendente e terribile. Nella sua prima Venuta, Cristo è stato giudicato dagli uomini con ingiustizia; nella seconda, ci rende giusti mediante la sua grazia; nella terza, giudicherà tutte le cose con equità: Agnello nella prima Venuta, Leone nell'Ultima, Amico pieno di tenerezza nella seconda» (De Adventu, Sermo III).
La prima Venuta.
Stando cosi le cose, la santa Chiesa, durante l'Avvento, aspetta con lacrime ed impazienza la visita di Cristo Redentore nella sua prima Venuta. Essa prende per questo le ardenti espressioni dei Profeti, alle quali aggiunge le proprie suppliche. Sulla bocca della Chiesa, i sospiri rivolti al Messia non sono una semplice commemorazione dei desideri dell'antico popolo: hanno un valore reale, un influsso efficace sul grande atto della munificenza del Padre celeste che ci ha dato il suo Figlio. Fin dall'eternità, le preghiere dell'antico popolo e quelle della Chiesa cristiana unite insieme sono state presenti all'orecchio di Dio; e appunto dopo averle tutte ascoltate ed esaudite, egli ha mandato a suo tempo sulla terra quella rugiada benedetta che ha fatto germogliare il Salvatore.
La seconda Venuta.
La Chiesa aspira anche verso la seconda Venuta, sèguito della prima, e che consiste, come abbiamo visto, nella visita che lo Sposo fa alla Sposa. Ogni anno questa Venuta ha luogo nella festa di Natale e una nuova nascita del Figlio di Dio libera la società dei Fedeli da quel giogo di servitù che il nemico vorrebbe far pesare su di essa (Colletta del giorno di Natale). La Chiesa, durante l'Avvento, chiede di essere visitata da colui che è il suo Capo e il suo Sposo, visitata nella sua gerarchia, nelle sue membra, di cui le une sono vive e le altre morte, ma possono rivivere; infine in quelli che non fanno parte della sua comunione, e negli infedeli stessi, affinché si convertano alla vera luce che splende anche per loro. Le espressioni della Liturgia che la Chiesa usa per sollecitare questa amorosa e invisibile
Venuta, sono le stesse con le quali sollecita la venuta del Redentore nella carne; poiché, fatte le debite proporzioni, la situazione è la medesima. Invano il Figlio di Dio sarebbe venuto venti secoli or sono, a visitare e a salvare il genere umano, se non ritornasse, per ciascuno di noi e in ogni momento della nostra esistenza, ad apportare e fomentare quella vita soprannaturale il cui principio viene solo da lui e dal suo divino Spirito.
La terza Venuta.
Ma questa visita annuale dello Sposo non soddisfa la Chiesa; essa aspira alla terza Venuta che consumerà ogni cosa, aprendo le porte dell'eternità. Ha raccolto queste ultime parole dello Sposo: Ecco che io vengo presto (Ap 22,20) e dice con ardore: Vieni, Signore Gesù! (ibid.). Ha fretta di essere liberata dalle condizioni del tempo; sospira il compimento del numero degli eletti, per veder apparire sulle nubi del cielo il segno del suo liberatore e del suo Sposo. Fino a questo punto, dunque, si estende il significato dei voti che essa ha deposti nella Liturgia dell'Avvento; questa è la spiegazione delle parole del discepolo prediletto nella sua profezia: Ecco le nozze dell'Agnello, e la Sposa si è preparata (Ap 19,7).
Ma il giorno dell'arrivo dello Sposo sarà nello stesso tempo un giorno terribile. La santa Chiesa spesso freme al solo pensiero delle formidabili assise dinanzi alle quali compariranno tutti gli uomini. Chiama quel giorno «un giorno d'ira, del quale Davide e la Sibilla hanno detto che deve ridurre il mondo in cenere; un giorno di lacrime e di spavento». Non già che essa tema per se stessa, poiché quel giorno fisserà per sempre sul suo capo la corona della Sposa; ma il suo cuore di Madre soffre pensando che allora parecchi dei suoi figli saranno alla sinistra del Giudice, e che, privati di ogni contatto con gli eletti, saranno gettati con le mani e i piedi legati in quelle tenebre in cui non vi sarà che pianto e stridor di denti. Ecco perché nella Liturgia dell'Avvento, la Chiesa si ferma cosi spesso a mostrare la Venuta di Cristo come una Venuta terribile, e sceglie nelle Scritture i passi più adatti a ridestare un salutare spavento nella anima di quelli tra i suoi figli che dormirebbero il sonno di peccato.
Le forme liturgiche.
Questo è dunque il triplice mistero dell'Avvento. Ora, le forme liturgiche di cui è rivestito, sono di due specie: le une consistono nelle preghiere, letture, e altre formule, dove le parole stesse sono usate per rendere i sentimenti che abbiamo esposti; le altre sono riti esteriori adatti a questo tempo sacro e destinati a completare ciò che esprimono i canti e le parole.
Gli occhi del popolo si accorgono della tristezza che preoccupa il cuore della santa Chiesa dal colore di penitenza di cui si copre. Fuorché nelle feste dei Santi, non veste più che di viola; il Diacono depone la Dalmatica, e il Suddiacono la Tunicella. Un tempo anzi, si usava in parecchi luoghi il colore nero, come ad esempio a Tours, a Le Mans, ecc. Questo lutto della Chiesa mette in rilievo con quanta verità essa si unisca ai veri Israeliti che aspettavano il Messia sotto la cenere e il cilicio, e piangevano la gloria di Sion scomparsa, e «lo scettro tolto a Giuda, fino a quando non venga colui che deve essere mandato, e che forma l'attesa delle genti» (Gen 49,10). Esso significa ancora le opere di penitenza con le quali si prepara alla seconda Venuta piena di dolcezza e di mistero che ha luogo nei cuori nella misura in cui si mostrano sensibili alla tenerezza che testimonia loro quell'Ospite divino che ha detto: Io trovo la mia delizia nello stare con i figli degli uomini (Prov. 8, 31). Essa geme sulla montagna, come la tortora, fino a quando non si faccia sentire la voce che dirà: «Vieni dal Libano, o mia Sposa, vieni: sarai incoronata perché tu hai ferito il mio cuore» (Ct. 5, 8).
Durante l'Avvento, la Chiesa sospende anche, salvo nelle Feste dei Santi, I'uso dell'Inno Angelico: Gloria in excelsis Deo, et in terra pax hominibus bonœ voluntatis. Questo canto meraviglioso si fece sentire solo a Betlemme sulla mangiatoia del celeste Bambino; la lingua degli Angeli non è dunque ancora sciolta; la Vergine non ha deposto il suo divino fardello; non è tempo di cantare, non è ancora esatto dire: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà!

Cosi pure, al termine del Sacrificio, la voce del Diacono non fa più sentire le parole solenni che congedano l'assemblea dei fedeli: Ite, Missa est. Le sostituisce con la semplice esclamazione: Benedicamus Domino! quasi che la Chiesa temesse di interrompere le preghiere del popolo, che non sono mai troppo prolungate in questi giorni d'attesa.
 
Tratto da: Messainlatino.it

Esame di Coscienza sull'Avvento

Tempo caratterizzato dallo spirito di penitenza e dagli ardenti desideri di chi anela alla prossima venuta di Gesù, e intanto gli prepara la via nel proprio cuore, evitando ogni peccato volontario, e ornandosi di virtù; Fratelli miei, è ora che ci svegliamo dal sonno, perché la nostra salute è vicina... Gettiamo via le opere delle tenebre, e rivestiamo le armi della luce (Rom., 13, 11-12).
— Il mistero consiste in questo: nell'instaurare tutte le cose in Cristo: instaurare omnia in Christo (Ef., 1. 10).

* * *

I due " esercizi " qui riportati orientano l'anima verso i sentimenti inculcati dalla Chiesa nella impareggiabile liturgia dell'Avvento, tutta spirarne amore, fede e speranza nell'opera redentrice e rinnovatrice del Figlio di Dio, tendente alla riforma spirituale della nostra vita.
Per andare a Dio non c'è strada più facile e più bella, che la meditazione dei misteri di Gesù. S. AGOSTINO.
L'uomo che non cerca Gesù, nuoce a se medesimo, più che, non gli possano nuocere il mondo e tutti i suoi nemici (2 Imit., 7, 3).

I ESERCIZIO

— Oggi ho menato la vita di raccoglimento, propria del sacro Avvento? (Mancanze).
— Ho recitato con attenzione le preghiere che più direttamente si riferiscono al mistero dell'Incarnazione? (Angelus Domini, Gloria in excelsis, Pater aeterne...).
— Ho ringraziato Iddio di aver operato il grande mistero dell'Incarnazione? (Minimo di volte).
— Sono entrato nello spirito di penitenza, facendo qualche sacrificio e mortificazione? (Occasioni perdute).
— Sono riuscito a evitare ogni peccato volontario, pensando che il Figlio di Dio si è incarnato per espiare i nostri peccati?

II ESERCIZIO

— Ho ripetuto il numero di volte fissato, le aspirazioni e i santi desideri verso la nascita di Gesù in me?
— Sono stato fedele alle vane grazie di oggi, pensando che Gesù me le ha guadagnate, incarnandosi?
— Ho accettato, in ispirito di penitenza, le pene e le afflizioni odierne?
— Nei momenti di scoraggiamento e nelle tentazioni di sfiducia, ho messo tutta la mia confidenza in Gesù, incarnatesi per salvarmi?
— Ho offerto a Dio le mie azioni principali, unendole alle medesime azioni di Gesù Cristo, affin di renderle meritorie per il Cielo?

ASPIRAZIONI:

Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam, et salutare tuum da nobis, Ps 84, 8. Mostraci, o Signore, la tua clemenza, e da a noi la salvezza!
— Rorate, coeli, dèsuper, et nubes pluant Justum. Is. 45, 8, Stillate, o cieli, dall'alto e le nubi piovano il Giusto!
— Jesu Fili David, miserere nobis, Mt., 9, 27. Gesù, Figlio di David, abbi pietà di noi! (500 g.).
— Domine Jesu Christe, Tu solus Sanctus, Tu solus Dominus, Tu solus Altissimus. (500 g.; pl. mens.),
— Sia lodato Gesù Cristo! — Sempre sia lodato! (300 g.; plenaria mens.). Laudetur Jesus Christus. In saecula.

PREGHIERA

O Jesu vivens in Maria,
veni et vive in fàmulis tuis,
in spiritu sanctitatis tuae:
in plenitudine virtutis tuae;
in perfectione viarum tuarum;
in veritate virtutum tuarum;
in comunione mysteriorum tuorum;
dominare omni adversae potestati,
in Spiritu tuo, ad gloriam Patris. Amen.

(P. DE CONDREN - M. OLIER)

O Gesù, vivente In Maria, venite e vivete nell'anima dei vostri servi, nel vostro spirito di santità; nella pienezza dei vostri doni; nella perfezione delle vostre vie; nella verità delle vostre virtù; nella comunione dei vostri misteri. Dominate in noi su tutte le potenze nemiche, per la virtù del vostro spirito, alla gloria del Padre, Così sia!

Ascoltiamo la pressante esortazione dell'Imitazione di Gesù Cristo:

Su via, fratelli, avanziamoci uniti; Gesù sarà con noi.
Per amor di Gesù abbiamo preso questa Croce; per amor di Gesù, perseveriamo sulla Croce.
Egli, che è nostro Capitano e nostra Guida, sarà nostro Sostegno.
Eccolo il nostro Re, che ci precede, e combatterà in favor nostro.
Seguiamolo da forti; nessuno si lasci vincere dal timore.
Siamo pronti a morire generosamente lottando; né macchiamo la nostra gloria, fuggendo dal conflitto, e abbandonando vilmente la Croce. (III 56, 6).

Stimoli al Combattimento Spirituale

Veglia sopra te stesso;
te stesso incoraggia;
ammonisci te stesso;
e, checché sia degli altri,
non trascurare te stesso.
(I 25, 11).
 
Tratto da: messainlatino.it
 

INVITO PER SCAMBIO DI AUGURI

Sua Altezza Reale e Serenissima è stata invitata allo scambio degli Auguri del Santo Natale insieme al Ministro Frattini, a Deputati, a Senatori, a Consiglieri Provinciali, ed altri, all'hotel "Marriot Grand Hotel Flora" sito in Via Vittorio Veneto, 191, nel salone Flora, il 16 dicembre p.v. alle ore 18.30.

INVITO PER IL GIOTNO 11-12-2010

Sua Altezza Reale e Serenissima Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, Gran Principe di Epiro, è stato invitato a partecipare alla conferenza che si terrà a Tuscania il prossimo 11 dicembre alle ore 16 presso la Sala Conferenze. Relatrice la Dottoressa Anna Maria Menotti, pronipote del patriota Ciro Menotti.
Il tema della conferenza sarà:"150 anniversario dell'Unità di Italia: occasione di un rinnovato senso di responsabilità per il futuro della Nazione".

lunedì 6 dicembre 2010

Lunedì della II settimana di Avvento - Vangelo del giorno

Vangelo
Lc 5,17-26
Oggi abbiamo visto cose prodigiose.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

Parola del Signore

Auguri del Metropolita Kyril (Traduzione)

Vostra Altezza e carissimo Cugino,
Vi invio i miei saluti in Cristo nella Santa Festa dell'Apostolo Andrea!
Nel Martirologio della Festa vi è questa mattina una lettura di grande interesse:
"...Dopo la Passione e la Resurrezione del Signore, Andrea andò in Scizia, la provincia assegnatagli per propagare la fede cristiana, poi egli giunse fino all'Epiro ed alla Tracia. Per i suoi insegnamenti ed attraverso i suoi miracoli convertì un gran numero di anime a Dio". E' qui evidente che la Santa Fede giunse alla terra d'Epiro assai presto nella storia della Chiesa e che il suo popolo è stato benedetto per primo per essere stato portato alla Fede da quel grande Apostolo che è stato Sant'Andrea il  Primo Chiamato. Io prego oggi perchè la Benedizione di Nostro Signore che è Dio e Salvatore e le preghiere del Suo Apostolo e testimone Andrea siano con Voi, Sacro Principe e sul Vostro Trono e sul Popolo d'Epiro e su di Voi rimangano per sempre.
Il Vostro servitore in Cristo
+Kyril, Arcivescovo della Chiesa Ortodossa d'Epiro ( a riposo)

Auguri del Metropolita Kyril

Dear in Christ Your Highness and Dearest Cousin
 Greetings on the Holy Feast of the Apostle Andrew!
 
In the Martyrology of the Matins of the Feast this morning there was a reading of great interest:
 
     "...After the Lord's Passion and Resurrection, Andrew went to Scythia the province
      assigned to him, to propagate the Christian faith; then he spread it through Epirus
      and Thrace. By his teaching and miracles he converted countless souls to God."
 
Here we have evidence that the Holy Faith was brought to the land of Epirus early in history of the Church, and that as such its people have been blessed from the first especially to have been taught under so great an Apostle as the Holy Apostle Andrew the First Called.
 
I pray today for the Blessing of Our Lord and God and Saviour Jesus Christ and the prayers of His Apostle and Witness Andreww to be with you His Holy Prince and the Throne and People of Epirus, wherver they are. I remain
 
Your Servant in Christ,
 
+Kyrill
Archbishop, Orthodox Church of Epirus (ret)

giovedì 2 dicembre 2010

Giovedì della I settimana di Avvento - Vangelo del giorno

Vangelo
Mt 7,21.24-27
Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Parola del Signore