Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Epiro

La Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Epiro, con il presente vuole rendere edotti tutti coloro che volessero presentare domanda di ammissione nell'Ordine Equestre dell'Aquila di Epiro di contattare gentilmente il seguente indirizzo di posta elettronica: ordineaquiladiepiro@libero.it
Sperando di avere fatto opera gradita, la Cancelleria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Epiro, coglie l'occasione per porgere cordiali e cavallereschi saluti.

lunedì 17 gennaio 2011

Lunedì della II settimana del Tempo Ordinario - Vangelo del giorno

Vangelo

Mc 2,18-22
Lo sposo è con loro.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Parola del Signore

sabato 8 gennaio 2011

Delegazione russa della Real Casa d'Epiro


Barone Commendator Valery Yegorov, presidente del CHR

 
La Casa d'Epiro ha un proprio delegato in Russia, si tratta del Barone Commendator Valery Yegorov, presidente del CHR Collegium Heraldicum Russiae http://www.armorial.ru/index_it.htm Il Commendator Yegorov, già collaboratore del Capo di Casa Romanov, è attualmente, fra l' altro, l'araldista della Casa d'Epiro e dei suoi ordini dinastici Il Collegio Araldico Russo fu ricostituito nel 1991, dopo la caduta del comunismo, sotto l'Alto Patronato di Sua Altezza Imperiale il Granduca Vladimir Kirillovich (1917 – 1992), nella sua veste di Capo della Casa Imperiale Russa dei Romanov e registrato secondo le leggi della Federazione russa come associazione senza fini di lucro nel Maggio 1995 (Reg. No. 2757). Il Collegio Araldico russo realizza eccellenti opere araldiche, Diplomi Armoriali in stile russo e registrazione nella Matricula Armorum (Sezione Speciale), come servizio araldico a livello mondiale. Essendo stato registrato a norma di legge presso il Ministero Russo della Giustizia, il CHR è ora il solo corpo non governativo che può legittimamente, in quella nazione, in accordo coi suoi Statuti: – "Creare, produrre, registrare, e pubblicare stemmi per individui ed enti". Il Gran Principe d' Epiro, membro del CHR, ha curato la traduzione italiana del sito ed ha curato pure la traduzione della blasonatura dello stemma imperiale russo.

Principe Philip Tafari Makonnen



S.A.I. il Principe Philip Tafari Makonnen

Fra i membri illustri dell’Ordine Equestre dell’Aquila d’Epiro vi è S.A.I. il Principe Philip Tafari Makonnen, nipote di Hailè Selassiè, ultimo imperatore d’Etiopia. Egli è figlio di S.A.I il Duca di Harrar, è nato il 18 Marzo 1954 ad Addis Abeba e fa parte del Consiglio della Corona etiopica. Dopo il colpo di stato del 1974 la famiglia imperiale d’Etiopia si è trasferita all’ estero. Il Principe Philip vive ora negli Stati Uniti ed è Gran Maestro dell’ Ordine Imperiale di Santa Maria di Zion. Il 1 Novembre 2004 S.A.I. il Principe Philip, in segno di stima, nominò il Gran Principe d’Epiro Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine Imperiale di Santa Maria di Zion ed il 2 Marzo 2005 lo nominò Cugino onorifico col diritto a fregiarsi del titolo di Sua Altezza Imperiale e rappresentante in Italia di tale ordine cavalleresco. Il Gran Principe d’Epiro ricambiò nominando S.A.I. il Principe Philip Tafari Makonnen Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Equestre dell’Aquila d’Epiro.

STORIA: IL VOLODATO D’UKRANA (1918-19 e 1939)



1920. Il principe Nikolai Aleksandrovic Dolgorukij con la consorte, la granduchessa Maria di Russia.

Il Volodato (Regno) d’Ukraina fu proclamato una prima volta il 14 dicembre 1918, tra i bagliori della guerra civile russa. La corona ed il titolo di Volodar (Re) furono assegnati al principe Aleksandr Nicolaevic Dolgorukij, erede di quei Dolgorukij che nel Medioevo avevano regnato su Kiev e che successivamente si erano imparentati con i Romanov. L’anno seguente, comunque, il Volodar veniva ucciso dai comunisti, e del Regno d’Ukraina non si parlerà più per vent’anni, sino alla vigilia della dissoluzione della Cecoslovacchia.
Sembra che il figlio del primo Volodar, il principe Nikolai Aleksandrovic, facesse parte di quella schiera di nazionalisti ucraini che raggiungeva la Rutenia Subcarpatica (regione ucraina che era stata inclusa nella Cecoslovacchia) nei giorni che precedevano la proclamazione d’indipendenza, animati dalla speranza di poter fare della regione rutena il trampolino di lancio per realizzare la liberazione di tutta l’Ukraina.
Il 14 marzo 1939 la Dieta di Chust proclamava l’indipendenza dell’Ukraina Carpatica (nuova denominazione della Rutenia) ed attribuiva il ruolo di capo provvisorio dello Stato a monsignor Augustin Voloshin (o Wolochyn), leader storico dell’autonomismo ruteno. Il giorno dopo, tuttavia, la stessa Dieta proclamava la restaurazione della monarchia ukraina e designava il principe Nikolai Aleksandrovic Dolgorukij quale Volodar d’Ukraina e Rutenia e Granduca di Kiev.
Tale ultima notizia, oggi del tutto ignorata dalla storiografia ufficiale, è desumibile soltanto da certa pubblicistica araldica. Appare, comunque, tutt’altro che priva di fondamento, e ciò per almeno due ordini di motivi: in primo luogo, per l’appartenenza di monsignor Voloshin al campo monarchico; e, in secondo luogo, perché la designazione del principe Nikolai avrebbe portato alla causa ukraina il sostegno dell’influente emigrazione zarista russa, in forza dei rapporti di parentela dei Dolgorukij con la famiglia Romanov (il Volodar era sposato con la granduchessa Maria di Russia).
Questo secondo e del tutto teorico Volodato, in ogni caso, durava molto poco. Il patto germano sovietico, già in gestazione, prevedeva un’Ukraina legata a Mosca e svincolata dalla sfera d'influenza tedesca: Hitler rifiutava, perciò, di garantire la protezione di uno Stato ruteno-ukraino, e preferiva accogliere le richieste degli ungheresi, che rivendicavano la Rutenia in nome degli antichi legami storici. I magiari invadevano così l’Ukraina Carpatica il 15 marzo, e il 18 la annettevano frettolosamente al Regno di Santo Stefano.
Aveva così termine la breve indipendenza rutena e l’altrettanto breve vita del nuovo Volodato d’Ukraina. Questo sopravviveva ancora per qualche tempo in esilio e, quando la Germania scatenava l’Operazione Barbarossa ed invadeva l’Ukraina (incontrandovi il favore degli elementi antisovietici), i seguaci dei Dolgorukij erano tra coloro che facevano sentire la propria voce. Fra l’altro, era costituito un organismo denominato Consiglio Ukraino Monarchico Legittimista.
Veniva anche dato nuovo impulso ad un vecchio ordine cavalleresco, creato nel 1918 dal Volodar Aleksandr, il Reale Ordine Ukraino di San Vladimiro. L’elenco dei cavalieri dell’Ordine – che abbiamo desunto da un vecchio bollettino araldico(1) – testimonia l’attribuzione di numerose onorificenze negli anni 1939-44. Fra gli altri, alcuni nominativi appaiono significativi: nel 1939, monsignor Augustin Voloshin “Primo Ministro dell’Ukraina Carpatica”; nel 1941, il dottor Yaroslav Stetsko “Primo Ministro dell’Ukraina-Rutenia” (la qualcosa testimonia la vicinanza ad una delle due fazioni nazionaliste, quella di Stefan Bandera); nel 1943, Benito Mussolini e l’ambasciatore von Papen.

(1) The Sain George Journal, organo della Knightly Association of Saint George the Marthyr. Sylvester (West Virginia), senza data di pubblicazione (probabilmente 1987).

Autore: Dott.Michele Rallo

Tratto da: www.europaorientale.net

STORIA: IL PRINCIPATO DEL PINDO (1941-1947)



Questa cartina, risalente alla fine degli anni ’30, mostra la dislocazione dei nuclei etnici di origine rumena nell’area epirota-macedone-albanese. La più grande delle “macchie” a righe oblique – ad est di Giannina – corrisponde grosso modo al territorio del futuro Principato del Pindo. Si noti – poco più a nord, in territorio albanese – la piccola regione di Korça (o Koritza), dal 1916 al 1918 sede della cosiddetta “Repubblica di Korcia”.

Il Pindo è una vasta regione montagnosa posta a cavallo tra la Bassa Albania e l’Epiro, da una parte, e la Macedonia Egea e la Tessaglia settentrionale dall’altra; è abitato prevalentemente da un’etnia di origine rumena, gli aromeni o cuzo-valacchi, che hanno peraltro presenze affini ancorché più sporadiche in altre regioni balcaniche (ricordiamo i morlacchi della Dalmazia e gli istrorumeni del Quarnaro).
Nel 1941 gli italiani – che occupavano la Grecia – pensavano di cavalcare l’autonomismo aromeno creando un’entità territoriale dotata di un certo grado di autonomia. Veniva così costituito il Principato del Pindo, di cui era designato sovrano il nobile valacco Alkiviadis Diamandi di Samarina, noto per essere stato – nel 1918 – uno dei promotori della cosiddetta Repubblica di Koritza (regione della Bassa Albania popolata da albanesi-ortodossi, greci ed aromeni), nonché – in epoca più recente – capo dell’organizzazione fascista Legione Romana.
Non si creda, tuttavia, che la creazione del Principato rispondesse ad un’esigenza solamente utilitaristica da parte italiana. La diplomazia di Roma – o almeno una parte di essa – ”vedeva” uno Stato epirota-corfiota fra l’Albania e la Grecia, e molto probabilmente “vedeva” pure uno Stato valacco tra l’Epiro e la Macedonia Egea, uno Stato che forse avrebbe potuto estendersi a nord (fino a Koritza) a separare anche la Basa Albania dalla regione egeo-macedone.
Il Principato del Pindo aveva una regolare vita politica e amministrativa, ed intratteneva rapporti – oltre che con l’Italia – con la Romania, madrepatria degli aromeni, e con la Bulgaria. Al suo confine orientale si trovava – come già detto – la Macedonia: precisamente, si trattava della Macedonia Egea (ormai greca o grecizzata), peraltro oggetto delle mire annessioniste dei bulgari e dei bulgaro-macedoni della VMRO; e, ancora più nel dettaglio, di quella parte di Macedonia Egea che era abitata dalle stesse genti aromene che popolavano il Pindo. Nel 1942 una imprecisata fazione dell’Organizzazione Rivoluzionaria Interna Macedone (si trattava certamente della branca rappresentativa della componente valacco-macedone) offriva la corona di uno spicchio di Macedonia, la valle di Moglena, al principe Alkiviadis, che l’accettava. Da quel momento lo Stato valacco assumeva la denominazione di Principato del Pindo e di Moglena o – più pomposamente – di Principato del Pindo e Voivodato (ovvero Ducato) di Macedonia. (1)
Poco dopo questo evento (siamo approssimativamente alla fine del 1942), Alcibiade I cedeva il trono al suo braccio-destro Nikolas Matoussi (Nicola I), che lo manteneva fino alla caduta del fascismo in Italia.
Il Principato sopravviveva, comunque, alla fine del regime italiano. Era designato un nuovo sovrano (il nobile magiaro-valacco Gyula Cseszneky de Milvànyi), che regnava per pochi giorni, fino all’8 settembre. Poi abdicava in favore del fratello Michail, che però non accettava.
Venivano infine gli ultimi sussulti della seconda guerra mondiale ed i primi della guerra civile greca. Il Pindo seguiva le sorti dell’Epiro, e veniva poi definitivamente riannesso alla Grecia (probabilmente nel 1947). I suoi abitanti dovranno pagare un prezzo per il sostegno dato alla causa italiana. (2)

(1) Principality of Pindus and Voivodship of Macedonia. www.wikipedia.org [2007]
(2) Fiorenzo TOSO: Lingue d’Europa. La pluralità linguistica dei paesi europei fra passato e presente. Baldini Castoldi Dalai editore, Milano, 2006.

Autore: Dott. Michele Rallo

Tratto da:www.europaorientale.net

STORIA:IL REGNO D’EPIRO (1914-1916)



17 febbraio 1914: la proclamazione d’indipendenza dell’Epiro del Nord

Il Regno d’Epiro governò sul campo negli anni 1914-16. Filiazione del Governo Provvisorio del Nord Epiro (sorto all’indomani dell’evacuazione greca dei territori che il protocollo di Firenze aveva assegnato al nascente Principato d’Albania) il Regno d’Epiro venne proclamato nel marzo 1914, e la sua corona fu attribuita al nobile Gheòrghios Kristaki Zogràfos; questi era un esponente di quella corrente politica che ad Atene faceva capo al re Konstantìnos I e che si opponeva all’atteggiamento rinunciatario del governo di Elefthèrios Venizèlos. Non è escluso, anzi, che la designazione di Zogràfos fosse stata pilotata proprio da Re Costantino, al fine di bilanciare l’azione del governo Venizèlos.
Attenzione: la denominazione era non Regno del Nord Epiro, ma Regno d’Epiro. Ciò non costituiva certo una manifestazione d’ostilità nei confronti della madrepatria ellenica, bensì la chiara rivendicazione di una precisa specificità nell’àmbito della Megàli Idèa, la “grande idea” panellenista. Ed era, nel contempo, una netta presa di distanza nei confronti del governo venizèlista di Atene, propenso ad abbandonare il territorio nordepirota al suo destino pur di ottenere – secondo i desiderata britannici – il ritiro dell’Italia dal Dodecanneso.
Dunque, la formazione del Regno d’Epiro era accolta dall’ostilità del governo greco. Al contrario, e significativamente, poteva contare sul sostegno incondizionato della Chiesa Ortodossa. Non soltanto, infatti, erano stati i tre Metropliti epiroti a presiedere l’assemblea che aveva proclamato il Regno, ma era in un secondo tempo lo stesso Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli a riconoscere formalmente la nuova entità statale, ed a solennizzarla con l’attribuzione dell’autocefalìa alla Chiesa Ortodossa Epirota sotto l’alto protettorato di Re Zogràfos.(1) E’ appena il caso di notare che, nel mondo balcanico, il riconoscimento della Chiesa Ortodossa aveva infinitamente più valore che non quello di questo o quel governo, e che, quindi, la proclamazione dell’autocefalìa epirota rappresentava una sanzione definitiva della legittimità del Regno d’Epiro. La concessione dell’autocefalìa, inoltre, può essere oggi considerata come la prova dell’effettiva costituzione del Regno, da molti messa in dubbio: mai, infatti, le autorità religiose ortodosse avrebbero concesso tale attribuzione ad un semplice governatorato autonomo.
Quanto al governo di Atene, continuerà a guardare con grande diffidenza al Regno d’Epiro; e non soltanto e non tanto per la questione nordepirota in sè, quanto piuttosto per la manifesta volontà del piccolo Regno di estendere la propria autorità e la propria rappresentatività a tutto l’Epiro, regione che da parte greca si voleva semplicemente includere nel territorio nazionale, senza il riconoscimento di alcuna particolarità, di alcuna specificità e, soprattutto, di alcuna autonomia.
A nostro parere, era proprio il timore di una secessione epirota a convincere anche Re Costantino dell’opportunità di circoscrivere l’episodio, e ad indurlo – probabilmente – a chiedere al fido Zogràfos di farsi da parte e di dimenticare la sua investitura reale. Gheòrghios Kristaki Zogràfos rientrava perciò disciplinatamente nell’ombra, accettava di andare a ricoprire il ruolo di Ministro degli Esteri nel governo costantinista di Dimìtrios Gùnaris (aprile 1915), e di un Regno d’Epiro non si parlava più, almeno ufficialmente.
Il Regno, comunque, seguiva le sorti del Governo Provvisorio del Nord Epiro, e tramontava con l’occupazione militare del territorio nordepirota da parte albanese (novembre 1916).
Da allora e fino agli anni ’90 del XX secolo, la rappresentanza dello Stato nordepirota è stata assicurata dalla Chiesa ortodossa e dai movimenti di resistenza al regime comunista albanese, che hanno promosso l’attività di governi in esilio.
Dopo una lunga vacatio, infine, il teorico trono dell’Epiro è stato assegnato – proprio dai movimenti di resistenza – al principe Alèxandros (nipote della regina Geraldina d’Albania), il quale nel 2001 ha abdicato in favore di un nobile italiano, il principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia.

1) Olga NASSIS: L’Epiro diviso e la minoranza greca in Albania. Tesi di laurea, relatore Marcello SAIJA. Università degli Studi di Messina, Anno accademico 2002-2003.

Autore: Dott. Michele Rallo

Tratto da:www.europaorientale.net

Feria propria dell'8 Gennaio - Vangelo del giorno

Vangelo

Mc 6,34-44
Moltiplicando i pani, Gesù si manifesta profeta.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci».
E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti.
Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Parola del Signore

martedì 4 gennaio 2011

Feria propria del 4 Gennaio - Vangelo del giorno

Vangelo
Gv 1,35-42
Abbiamo trovato il Messia.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Parola del Signore

sabato 1 gennaio 2011

Messaggio di inizio anno


Ordine Equestre dell'Aquila di Epiro
Gran Priorato di Italia


Gentili Dame, Nobili Cavalieri, Amici Tutti,
a nome e per conto di S.A.R. e S. il Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, del Gran Priorato di Italia degli ordini dinastici della Real Casa di Epiro e mio personale, siamo a porgerVi i migliori sentimenti di auguri per un felice e prospero Anno Nuovo.
A Voi tutti, alle Vostre famiglie e a tutti i Vostri cari, auguriamo un anno di pace, di serenità, di prosperità e di ogni bene. Che sia un anno che segni la conclusione di tutti i conflitti, che metta fine a tutte le disuguaglianze e che rimetta al centro il rispetto, l'amore per la dignità della persona umana.
Oggi si festeggia la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, umilmente poniamoci sotto il Suo manto materno, sotto la Sua protezione, affidando a Nostro Signore Gesù Cristo attraverso la potente intercessione della nostra Madre celeste le nostre necessità e le nostre vite. 
Auguri di buon anno a tutti.
Ad Majora.
S.E. N.H. Comm. Francesco Pilotti
Gran Priore

1 Gennaio - Maria Santissima Madre di Dio



La solennità di Maria SS. Madre di Dio è la prima festa mariana comparsa nella Chiesa occidentale. Originariamente la festa rimpiazzava l'uso pagano delle "strenae" (strenne), i cui riti contrastavano con la santità delle celebrazioni cristiane. Il "Natale Sanctae Mariae" cominciò ad essere celebrato a Roma intorno al VI secolo, probabilmente in concomitanza con la dedicazione di una delle prime chiese mariane di Roma: S. Maria Antiqua al Foro romano, a sud del tempio dei Castori.
La liturgia veniva ricollegata a quella del Natale e il primo gennaio fu chiamato "in octava Domini": in ricordo del rito compiuto otto giorni dopo la nascita di Gesù, veniva proclamato il vangelo della circoncisione, che dava nome anch'essa alla festa che inaugurava l'anno nuovo. La recente riforma del calendario ha riportato al 10 gennaio la festa della maternità divina, che dal 1931 veniva celebrata l'11 ottobre, a ricordo del concilio di Efeso (431), che aveva sancìto solennemente una verità tanto cara al popolo cristiano: Maria è vera Madre di Cristo, che è vero Figlio di Dio.
Nestorio aveva osato dichiarare: "Dio ha dunque una madre? Allora non condanniamo la mitologia greca, che attribuisce una madre agli dèi "; S. Cirillo di Alessandria però aveva replicato: "Si dirà: la Vergine è madre della divinità? Al che noi rispondiamo: il Verbo vivente, sussistente, è stato generato dalla sostanza medesima di Dio Padre, esiste da tutta l'eternità... Ma nel tempo egli si è fatto carne, perciò si può dire che è nato da donna". Gesù, Figlio di Dio, è nato da Maria.
E’ da questa eccelsa ed esclusiva prerogativa che derivano alla Vergine tutti i titoli di onore che le attribuiamo, anche se possiamo fare tra la santità personale di Maria e la sua maternità divina una distinzione suggerita da Cristo stesso: "Una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!". Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!"" (Lc 11,27s).
In realtà, "Maria, figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù e, abbracciando con tutto l'animo e senza peso alcuno di peccato la volontà salvifica di Dio, consacrò totalmente se stessa quale Ancella del Signore alla persona e all'opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di Lui e con Lui, con la grazia di Dio onnipotente" (Lumen Gentium, 56).

Autore: Piero Bargellini

Tratto da: http://www.santiebeati.it/

MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO - Vangelo del giorno

Vangelo
Lc 2,16-21
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Parola del Signore