L'Epiro del Nord fu indipendente nel biennio 1914-1916 e la sua indipendenza fu riconosciuta a livello internazionale col Protocollo di Corfù e col Trattato di Firenze, quest'ultimo è consultabile nel testo "Trattati e Convenzioni fra il Regno d’Italia e gli altri Stati”, volume 23, edito dal Ministero degli Affari Esteri italiano, opera reperibile presso la biblioteca della Camera dei Deputati della Repubblica italiana e presso il Ministero citato.
Nel 1916, approfittando delle vicende del primo conflitto mondiale, l'Albania occupò l'Epiro, occupazione che non fu mai riconosciuta a livello internazionale. Gli esuli e la Chiesa ortodossa mantennero allora in vita un Governo in esilio fino agli anni Novanta del Novecento. Qualcuno ci chiederà: "Ma è legittimo un simile Governo?" e noi rispondiamo: la Corte d’Appello di Parigi, nel 1983, ha riconosciuto in modo inequivocabile la legittimità degli atti dei Governi in esilio ed ha sentenziato: “Un Governo in esilio non perde il proprio diritto di fare nomine, di conferire Ordini cavallereschi, di mantenere la propria Autorità per quanto può essere fatto, e trasmette la propria Legittimità, secondo il Diritto Internazionale, ai successivi Capi di Stato”(Cour d’Appel, Palais de Justice, Paris, 1983. Sentenza riportata in Michael Subritzky-Kusza, History of the Polish Government in Exile) ed in favore di tale tesi possiamo altresì citare gli studi di Stefan Talmon, esperto di diritto internazionale (Stefan Talmon, Recognition of Governments in International Law with particular reference to Governments in exile, Oxford Monographs in International Law, Clarendon, 1998) e comunque che un Governo in esilio sia legittimato ad operare lo dimostra a livello pratico l’esempio del Governo polacco in esilio, che, nel 1939, quando la Polonia fu invasa su fronti opposti dai tedeschi e dai sovietici, si recò in esilio a Londra e rimase attivo dal 1939 al 1990, essendosi successi in quei cinquantuno anni ben sei Presidenti (dal 21 Luglio 1956 all’8 Aprile 1972, fra il secondo ed il terzo presidente del Governo in esilio, vi fu un periodo in cui al vertice vi fu, in luogo di un Presidente, il Consiglio dei Tre) e quindici Primi Ministri, lo ribadiscono i casi dei Governi baltici in esilio, fuggiti a Londra quando quei paesi furono invasi nel 1939 dall' Unione Sovientica, lo conferma ulteriormente l’ esistenza, attualmente, di più di una decina di Governi in esilio che operano per la tutela dei propri popoli, il più famoso è forse quello del Tibet, presieduto dal Dalai Lama. E’ovvio che tali Governi non hanno un territorio su cui esercitare la sovranità, ma hanno una autorità morale innegabile e possono legittimamente, come riconosciuto dalla Corte d'Appello di Parigi, nominare propri rappresentanti, disporre di un sistema premiale, dare voce ai propri popoli oppressi.
Nel Marzo del 1991 cadde il regime comunista albanese e l’E.P.O., Epirotean Patriotic Organization, movimento indipendentista, anche in considerazione della successiva guerra in Jugoslavia, ritenne che i tempi fossero maturi per rimettere in discussione l’assetto geopolitico dei Balcani e cercò alleanze con le forze anticomuniste che riapparivano in quell’area. Era allora ben noto nel mondo ortodosso e fra coloro che volevano cancellare l’eredità comunista, il Principe Alessandro, nipote della Regina Geraldina d’Albania e, dopo una serie di collaborazioni e di contatti, nel 1998 l’E.P.O. gli propose di accettare, in esilio, il ruolo di Principe d'Epiro, cosa che egli fece.
Una serie di riflessioni: Alessandro aveva un legame storico-familiare con quelle terre, data la parentela con Geraldina, era di fede ortodossa e per questo ben visto dalle associazioni degli esuli epiroti, infine godeva del favore proprio della Regina Geraldina, che era allora Regina madre d’Albania in quanto il consorte, Re Zog, era morto in Hauts-de-Seine, Francia, nel 1961 ed il loro figlio Leka, in quell’anno stesso, era stato proclamato Re degli Albanesi dal governo albanese realista in esilio.
Nel 1999 S.A.R. Alessandro d’Epiro decise di costituire un nuovo Governo nordepirota in esilio e la Regina Geraldina gli espresse il proprio appoggio.
Potrebbe sembrare contraddittorio il fatto che, da un lato, la Casa Reale albanese puntasse al ripristino della monarchia in Albania e dall’altro la Regina Geraldina condividesse apertamente il progetto del Principe Alessandro, ma in realtà non è così. La popolazione greca del Nord Epiro non aveva mai avuto particolare simpatia né per Zog, né per Leka, quindi sarebbe stato impossibile coinvolgerla in un progetto monarchico albanese, mentre si sarebbe potuto servirsi di essa. Come? La Regina madre pensò probabilmente che il riproporsi della questione nord epirota avrebbe potuto mettere in crisi l’Albania repubblicana, stato uscito debolissimo ed assai fragile dal comunismo, e favorire la causa monarchica anche a costo di perdere l'Epiro.
Ma, oltre al riconoscimento del ruolo di Alessandro da parte degli esuli, oltre al sostegno di Geraldina, che comunque era un riconoscimento importante, visto che veniva dalla Regina madre d’Albania, chi poteva sancire in modo inequivocabile la legittimità delle pretensioni araldiche di Alessandro? La Chiesa ortodossa era stata fautrice della indipendenza del 1914, aveva riconosciuto a Giorgio Cristaki Zografos, primo Capo dell'Epiro indipendente, il ruolo di Alto Protettore della S. Chiesa ortodossa e aveva custodito le memorie epirote negli anni dell' occupazione albanese; essa sola poteva quindi farlo. La Chiesa ortodossa nell’Epiro del Nord era però stata estirpata, come, del resto, in tutta l’Albania; il regime comunista aveva sradicato ogni religione dal paese: gli esuli negli U.S.A. erano pertanto seguiti a livello pastorale e sacramentale da varie Chiese ortodosse sorelle, in particolare quelli che risiedono nel Nord degli Stati Uniti ed in Canada fanno riferimento alla Chiesa ucraina ortodossa autocefala d’America. Va qui detto che, negli U.S.A., gli ortodossi albanesi e gli ortodossi epiroti, per motivi politici, non fanno riferimento alla stessa Chiesa: la Chiesa ortodossa albanese negli Stati Uniti è anticomunista, ma per una Albania nei confini del 1913 e gli epiroti, ovvio, non concordano con queste posizioni per cui, non avendo una propria Chiesa in esilio, si rivolgono ad altre giurisdizioni ecclesiastiche. Il 3 Maggio del 2000 Sua Beatitudine l’Arcivescovo Stephan Petrovic, Metropolita ucraino di New York, città in cui è presente una folta comunità nordepirota, fondò l’ Esarcato della Chiesa ortodossa d’Epiro della diaspora negli Stati Uniti, ne assunse la guida e riconobbe il Principe Alessandro quale Re d’Epiro in esilio ed Alto Protettore della Chiesa ortodossa d’Epiro.(Notizia riportata anche da: ZENIT, Agenzia di stampa della Santa Sede, agenzia del 12 Aprile 2002, archivio in lingua inglese 0004/ZE000412) Qualcuno, digiuno di araldica balcanica, potrebbe meravigliarsi del fatto che sia stata scelta per il Principe Alessandro la titolatura di Re d’Epiro in esilio e non di Pretendente al Trono, ma c’era per l’appunto il precedente del Principe Leka sopraccitato. Alessandro, in tutti i suoi atti, si qualificò Re d’Epiro in esilio, Principe degli Epiroti e qui è chiaro il modello di riferimento, consigliatogli dalla Regina Geraldina. Già Zog, il 1° Settembre 1928, era stato proclamato non Re d’Albania, ma Re degli Albanesi e lo stesso era avvenuto, come ricordavamo, per Leka. L’uso di questa duplice formula, da un lato gli permetteva di rispettare la decisione della Chiesa ortodossa, dall’ altro era un evidente rimando agli usi della Casa Reale albanese. Va detto che, comunque, al di la di tale formula da lui utilizzata, egli è solitamente citato, in documenti ed atti di terzi, che di lui parlano, come Alessandro d’Epiro.
Alessandro cercò contatti in Europa, anche negli ambienti cavallereschi, ed alla fine degli anni Novanta nominò suo rappresentante in Italia il nobile Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, personaggio molto attivo nel mondo della nobiltà e della cavalleria. Quest'ultimo riuscì non solo a far conoscere in modo vasto il problema epirota, prima pressochè ignorato in Italia ed in Europa, ma addirittura sottopose il problema della libertà epirota al Parlamento europeo. E' reperibile su Internet la petizione n. 380 del 2000 da lui presentata alla Commissione del Parlamento Europeo che si occupa di tutela delle minoranze. Passarono alcuni anni ed Alessandro, convinto che si dovessero forzare i tempi per la libertà dell'Epiro, non si oppose al fatto che alcuni membri dell' E.P.O. partecipassero alla guerra in Kosovo a fianco degli irregolari serbi. Costoro, coi serbi, commisero crimini contro i civili albanesi e ciò disgustò un buon numero di esuli e la Chiesa ortodossa che chiese ad Alessandro, per non affossare il movimento, di farsi da parte.Alessandro avrebbe dovuto nominare un successore, impresa non facile trovare qualcuno che fosse disposto ad accettare il passaggio di questa patata bollente. Alessandro pensò di nominare succesore Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia. Perchè? Perchè costui era estraneo alle beghe balcaniche, era cattolico, ma in buoni rapporti con varie Chiese ortodosse ed interessato all' ecumenismo, e questo lo rendeva gradito al mondo ortodosso, era nobile, si era mostrato capace, con la vicenda della petizione al Parlamento europeo, di accendere i riflettori sull'Epiro, contava amicizie nel mondo cavalleresco, amicizie che gli potevano permettere di avere una rete internazionale di contatti. Alessandrò abdicò a favore dell'amico-collaboratore italiano. Dicevamo prima del pronunciamento di Sua Beatitudine l’Arcivescovo Metropolita Stephan Petrovic a favore di Alessandro; ad esso ne seguirono altri che riconobbero la legittimità dell’atto di abdicazione-devoluzione del Principe . Nel Nebraska è presente una folta comunità di esuli nordepiroti, che ivi fa riferimento, da un punto di vista ecclesiastico, alla locale Eparchia siro-bizantina. Il 20 Luglio 2002 il locale Metropolita Mar Melkizedek riconobbe il Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia Alto Protettore della S. Chiesa Ortodossa d'Epiro. Successivamente, il 28 Ottobre 2003, il Santo Sinodo del Patriarcato di Albania ed Epiro in esilio, Chiesa ortodossa presente in Argentina e derivata dalla Chiesa ortodossa bielorussa-slava , lo riconobbe "Gran Principe d'Epiro". Numerosi sono stati, negli anni, i riconscimenti internazionali riportati dal nuovo principe, che gode dell' amicizia della Real Casa del Portogallo, della ex Casa Imperiale Napoleone di Francia, del Collegio Araldico Russo, che ha contatti con alcuni membri dell' ex Casa Reale d'Egitto, tanto per citarne alcuni.
certo che ne dicono di cazzate questi sopra...
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